“Daniel Pennac: Ho visto Maradona!”. Lo studio sull’impatto emotivo del mito

“Daniel Pennac: Ho visto Maradona!”. Lo studio sull’impatto emotivo del mito

Documentario in anteprima assoluta a Festa di Roma il 16 ottobre nella sezione “Freestyle”

2 anni dalla morte di quello che per molti è il più grande calciatore di tutti i tempi, Feltrinelli Real Cinema presenta in anteprima assoluta alla Festa del Cinema di Roma 2022, nella sezione “Freestyle”, “Daniel Pennac: Ho visto Maradona!”, un documentario che racconta l’indagine creativa e surreale dello scrittore francese sull’impatto emotivo del mito di Armando Maradona nell’immaginario collettivo. 

La proiezione, alla presenza dello stesso Daniel Pennac e del regista Ximo Solano, è prevista domenica 16 ottobre alle ore 16.00, presso l’Auditorium Parco della Musica, sala Petrassi. 

L’idea di questa indagine nasce nello scrittore francese la mattina del 25 novembre 2020, quando, al suo risveglio, trova Demi, Pako, Ximo e Clara, quattro membri della sua compagnia teatrale, piangere inconsolabili per la morte di Maradona. Pennac, che non sa nulla di calcio e nemmeno del “Pibe de oro“, vuole capire perché è stato così importante nella vita delle persone che gli stanno accanto e di milioni di altre e perché la sua morte ha causato tanto dolore in loro. Per raccontare questo dirompente effetto Maradona e “trasformare la commozione, il dolore e la tristezza in creazione” nasce l’idea di un nuovo spettacolo teatrale a Napoli: “Daniel Pennac: Ho visto Maradona!”

Il film che ne consegue è un’opera che ibrida il linguaggio teatrale e quello cinematografico e che diventa anche un viaggio attraverso Napoli, città allo stesso tempo protagonista e oggetto del documentario, palcoscenico e megafono del mito stesso di Maradona. Il lavoro è anche un’occasione per scoprire molto di Pennac e del suo approccio all’arte e alla scrittura. In questo viaggio, l’autore scopre in Maradona “una sorta di genio della poesia fisica“. Con un pallone Maradona “diventa l’incarnazione della danza, dell’intelligenza fisica e dell’abilità assoluta, come se il pallone fosse attaccato a lui con un elastico. Quindi lo sport può incarnare la poesia e questo è stato Maradona“. 

Approfondendo la figura del calciatore, lo scrittore si rende conto che Maradona ha punti in comune con Malaussène, il protagonista dei suoi romanzi più famosi e capro espiatorio per eccellenza, come lo era – in qualche modo – anche Maradona “perché era un  oggetto di consumo mediatico. E se sei un oggetto di consumo mediatico, per forza di cose, hai ciò che serve per farti adorare e anche quello che serve per farti detestare“. 

Per comprendere a fondo il legame viscerale che ancora unisce il calciatore argentino alla città di Napoli, Pennac si affida a tre partenopei doc: Luciano Ferrara autore dell’immagine iconica di Diego che sale per la prima volta gli scalini dell’ex Stadio San Paolo il 5 luglio 1984; Maurizio De Giovanni, che si sofferma quando in quel giorno il Diez improvvisò un palleggio per poi scagliare la palla verso le tribune; e Roberto Saviano – testimone di quando i tifosi napoletani ammainarono le bandiere dell’Italia e cominciarono a sostenere Maradona durante Italia-Argentina dei Mondiali del ’90 – che del “Pibe de oro” dice: “Prima di arrivare a Napoli, Diego è stata una promessa, la promessa che stava arrivando qualcosa di dirompente, di unico. Ed è stata l’unica promessa mantenuta per il Sud Italia”.

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