Oggi in prima serata su RaiUno ‘Ulisse – Viaggio senza ritorno’ sul rastrellamento del quartiere ebraico della capitale. La presidente della Comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello: “Operazione coraggiosa, chi vedrà apprezzerà i risultati”
“Una delle cose che più ho apprezzato è il grande coraggio di Alberto Angela e degli autori della trasmissione di realizzare un prodotto di questo tipo per la prima serata del sabato sera. Parlare di memoria e far comprendere quanto è accaduto è un esercizio difficile i cui risultati sono però visibili per chi guarda la puntata. Grazie ad Ulisse e alla Rai che hanno scelto di ricordare così il 75esimo anniversario della deportazione degli ebrei di Roma”. Così Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma, dopo la visione in anteprima di Viaggio senza ritorno, la puntata di Ulisse in onda stasera su RaiUno. Il 16 ottobre 1943 le truppe tedesche rastrellarono 689 donne, 363 uomini e 207 tra bambini e bambine quasi tutti appartenenti alla comunità ebraica; 1023 persone vennero deportate direttamente nel campo di sterminio di Auschwitz-Birchenau. Solo 16 sopravvissero. “Sappiamo cosa accadde da film, libri e sceneggiati – spiega Alberto Angela – ma la maggior parte di noi non era nata, non ha idea di che cosa abbia significato. Molti non conoscono le leggi razziali, cosa vuol dire essere considerati diversi. Abbiamo deciso di parlarne cercando di essere presenti allora, in quei minuti, in quei luoghi. E mostrare, muovendoci, che cosa accadde”. Terzo appuntamento con Ulisse dopo la Cappella Sistina e Cleopatra (e dopo il successo di Stanotte a Pompei), stavolta il racconto della Storia ma soprattutto il dovere della memoria. “Dobbiamo parlare di queste cose – sottolinea Angela – perché non vengano dimenticate. Dalla ex Yugoslavia al Ruanda i genocidi hanno continuato a esistere. Chi si occupa di Storia sa che con il passare delle generazioni i fatti si stemperano ma non deve succedere. Quel che è accaduto ai tempi dei nostri nonni, non lontanissimi, può accadere di nuovo. Ricordare è un vaccino, significa creare anticorpi affinché non accada mai più. Ed è importante che sia il servizio pubblico a fare questo passo”. Obiettivo di Viaggio senza ritorno è condurre fisicamente lo spettatore nel mezzo del rastrellamento nel cuore di Roma, sui camion telonati, lungo il binario 21 della stazione di Milano Centrale, e poi ad Auschwitz-Birchenau. Infine a Berlino, allo Jüdisches Museum e al Memoriale dell’Olocausto. Un viaggio spiegato anche “con la voce di testimoni, come Liliana Segre e Sami Modiano – continua Angela – che l’hanno vissuto sulla loro pelle e ti dicono la verità con la saggezza e il calore di un nonno. Sono la parola, quello che il loro cuore e la loro anima hanno attraversato. Ti arriva addosso l’orrore della guerra, hai venti minuti per fare la valigia e lasciare tutto. Non sarà mai possibile entrare realmente in quella tragedia ma cercare di essere presenti sì, di far capire. Anche io che un po’ di Storia me ne intendo ho scoperto cose atroci che non conoscevo, tutti eravamo profondamente scossi”. E se fin dall’inizio di questo nuovo ciclo di Ulisse si è parlato di risultati d’ascolto, di “sfida” rispetto alla tradizionale programmazione d’intrattenimento del sabato sera, al giro di boa (dopo la puntata di domani resta quella del 20 ottobre, dedicata all’impero Austro-Ungarico e agli Asburgo) per Alberto Angela la sfida è già vinta: “Quando mi hanno proposto il passaggio da RaiTre a RaiUno ho percepito i rischi ma sapevo che il nostro gruppo avrebbe fatto un prodotto di altissima qualità. In linea con quello che ci avevano chiesto ma soprattutto con quello che vuole questo Paese, fatto di generazioni diverse che hanno bisogno di conoscenza e dei valori che emergono dai temi che affrontiamo. I risultati li cerchiamo, come tutti, ma il più grande è far entrare nelle case queste informazioni. La sfida l’abbiamo vinta andando in onda”. Ulisse, aggiunge Angela, è la conferma di una pagina nuova nella tv, che la lega al web e alle nuove modalità di fruizione e condivisione. “Grazie ai social i nostri spettatori sono abituati a interagire, a ricevere stimoli da più fonti e sono persone che non si accontentano più di un’immagine e di un testo. Sono attenti e attivi e la tv deve adattarsi al fenomeno, dare qualità e soprattutto credibilità all’informazione. Le interazioni con i social sono fortissime, stiamo raggiungendo ragazzi e ragazze che, se prima non la guardavano, sono tornati davanti alla tv per affrontare temi importanti. Il cielo sopra di noi è cambiato, grazie al web puoi ottenere informazioni all’istante ma questo dev’essere di stimolo a incrociare le fonti. Il pubblico che ci segue è attivo, e viene da noi per il modo in cui spieghiamo le cose: con il piacere della conoscenza e la credibilità”.
Alessandra Vitali, repubblica.it