Il governo inglese si mette di traverso ai piani di Rupert Murdoch. Il Regno Unito ha deciso di chiedere all’Autorità antitrust di valutare tramite un’indagine estesa sull’operazione che prevede l’acquisto di Sky da parte di 21st Century Fox (che ne detiene già il 39%): il timore è che rappresenti un rischio per la libera concorrenza. Nello specifico, le autorità dovranno valutare se i membri della famiglia Murdoch potranno essere “proprietari appropriati” di Fox-Sky e se la fusione da 15 miliardi di dollari non violerà regole locali sulla libera competizione.
In precedenza il ministro per la cultura Karen Bradley aveva spiegato di avere intenzione di chiedere alla Competition Markets Authority di esaminare la questione della pluralità dei media e se il nuovo gruppo non rischia di detenere troppo potere sull’industria dell’informazione.
Oggi, riferendo al parlamento, il ministro ha spiegato di aver cambiato posizione dopo aver ricevuto informazioni da Ofcom sulla condotta di Fox News negli Stati Uniti. Secondo l’autorità inglese per le comunicazioni infatti ci sono preoccupazioni “non fantasiose” circa l’impegno di Fox a rispettare gli standard per le trasmissioni, anche se a questa posizione non aveva comunque fatto seguito la raccomandazione che la pratica venisse trasmessa alle Autorità per la concorrenza. Il ministro ha tuttavia deciso che vi sono questioni che meritano ulteriori indagini osservando come Fox abbia adottato misure per migliorare il proprio rispetto delle procedure solo dopo che erano state espresse preoccupazioni sul punto. “Il fatto che Fox abbia adottato queste procedure in ritardo non attenua le mie preoccupazioni – ha detto il ministro – e non le attenua la storia di Fox in termine di compliance”.
Il ministro ha anche parlato dei timori per la cosiddetta “Foxification” dei canali televisivi controllati da Fox. “Credo che sia importante che entità che adottano approcci alle notizie e agli affari correnti controversi o partigiani in altre giurisdizioni – ha detto – allo stesso tempo dimostrino qui un impegno reale a rispettare gli standard sulle comunicazioni”.
Repubblica.it