Siamo stati sul set di ‘Fantastic Beasts and Where to Find Them’, protagonista il magizoologo che scrive il libro sul quale studierà il maghetto. L’attore premio Oscar è il protagonista: l’asticello, lo snaso e quelle sette bacchette…
Cappotto doppiopetto, panciotto ocra, farfallino e, in mano, un bicchierone di caffè bollente Starbucks. Eddie Redmayne emerge dal buio dietro le quinte dell’enorme set di Animali fantastici e dove trovarli nei Warner Bros Studios di Leavesden, un’ora da Londra, dove sono stati girati tutti i film della saga di Harry Potter. Ha conservato lo sguardo acceso e i modi gentili che aveva prima di conquistare l’Oscar, quello guadagnato grazie al ruolo di Stephen Hawking in La teoria del tutto. E’ reduce da una giornata di lavoro intenso, nonostante questo si avvicina in abito di scena anni Venti e sfodera un gran sorriso ai cronisti arrivati da tutto il mondo per incontrare il “magizoologo” Newt Scamander. Ovvero il mago autore del manuale Fantastic beasts and where to find them, scritto per classificare le tante creature magiche incontrate in giro per il mondo, e poi diventato libro di testo per l’allievo Harry Potter.
Il film coglie Newt nel 1926, al suo arrivo a New York. L’incontro con un Babbano di nome Jacob, uno scambio di valigetta e la conseguente fuga di alcuni degli animali fantastici finiscono per proiettarlo in una grande avventura che coinvolgerà due sorelle, Porpentina (detta Tina) e Queenie Goldstein.
Redmayne, lei viene da un altro tipo di cinema, questo è il suo primo blockbuster. Mai avuto dubbi se accettare il ruolo?
“Assolutamente no. Ho incontrato il regista David Yates sei o sette mesi prima delle riprese, abbiamo parlato dell’idea del film. Anche se non c’era ancora la sceneggiatura ho detto subito sì. Poi, appena ho letto lo script, sono stato così entusiasta che non vedevo l’ora di entrare nel mondo di J.K. Rowling”.
Era già un fan dei libri di Harry Potter?
“Sì, ho letto i libri, visto i film… Ogni due anni rappresentava per me la possibilità di una fuga dalla realtà. Newt, poi, è un personaggio originale, non ha l’eredità dei romanzi come accadeva con Harry Potter: abbiamo potuto plasmarlo liberamente”.
Che cosa sappiamo del magizoologo Scamander?
“Nel mio primo incontro con J. K. Rowling abbiamo parlato a lungo di chi fosse, da dove venisse, dei suoi rapporti familiari. L’aspetto fantastico di lavorare con lei è che, anche se questa storia non è tratta da un romanzo, ogni personaggio ha alle spalle un mondo, una biografia completa. Ma non chiedetemi di più: ho promesso di mantenere il segreto”.
Quindi ha avuto un bel po’ di materiale a disposizione per fare la conoscenza del personaggio…
“Ho passato molto tempo leggendo e rileggendo il libro di Newt e immergendomi nelle descrizioni di questi animali. La sua missione è trovarli e metterli in salvo dai pericoli. È un idealista, convinto che con la giusta educazione anche gli animali fantastici possono avere il loro posto nel mondo”.
Qual è il suo animale fantastico preferito?
“Ne ho due. Uno è l’asticello, l’altro è lo snaso, un essere veramente disobbediente, la nostra è una relazione di odio e amore. Il rapporto di Newt con le sue creature è centrale: per questo sul set abbiamo lavorato con fantocci e animali veri, anche se poi i movimenti sono stati realizzati con gli effetti speciali. Immaginare un animale sulla spalla e cercare la verità del personaggio non è proprio semplicissimo, per cui ogni aiuto è stato benvenuto”.
C’è anche una buona dose di comicità nel film, soprattutto fisica.
“Il modo in cui J.K. Rowling descrive il personaggio, il modo in cui Newt cammina arrivando a New York, fa capire immediatamente che non è abituato alla grande città. Sono partito da quell’immagine. Il regista, poi, ci aveva suggerito di vedere i film di Jacques Tati: io e Dan Fogler, che interpreta Jacob, ci siamo fatti ispirare da quel tipo di comicità”.
Il film è avventura, fantasy, film in costume. Ma è anche una storia d’amore.
“Quello che mi piace molto di questo film è che si svolge solo in due giorni, un lasso di tempo breve durante il quale quattro personaggi diversi tra loro finiscono proiettati insieme nella stessa avventura. Newt è molto più a suo agio con gli animali che con le persone, ma grazie a Tina impara a creare legami con gli altri: all’inizio il loro rapporto è di antagonismo, ma alla fine diventa qualcosa di importante”.
Come è andata con la bacchetta e gli aspetti “magici” del film?
“La preparazione è stata quello che sogni per ogni ruolo: ho passato quattro mesi a esercitarmi, avevo al mio servizio un intero dipartimento che costruisce gli oggetti di scena e che ha creato bacchette magiche su misura per tutti noi, seguendo le nostre indicazioni sui personaggi. Arrivavano a proporci anche sette varianti diverse, e a quel punto ci abbiamo preso gusto: ‘forse non mi va una bacchetta con elementi animali…’, ‘forse preferirei una conchiglia, oppure un fossile…’. Ma Newt è un tipo umile: alla fine gli abbiamo dato una bacchetta semplice”.
Daniel Radcliffe si è detto molto geloso del suo abito anni Venti.
“Quel che posso dire a Daniel è che io, invece, invidio lui. Nella mia carriera ho fatto praticamente solo film in costume, non ho fatto che indossare tweed: ora il mio sogno è recitare in jeans”.
Chiara Ugolini, La Repubblica