Dall’alieno Mork all’urlo alla radio di ‘Good Morning, Vietnam’, dal professor Keating di “Capitano, mio capitano” a ‘Will Hunting’ con cui vinse l’Oscar nel ’98, una carriera di successi interrotta drammaticamente cinque anni fa, l’11 agosto 2014. L’omaggio di Sky Cinema con una maratona dei suoi film
Cinque anni fa, l’11 agosto del 2014, se ne andava Robin Williams. Attore versatile e duttile, nella sua carriera ha disegnato personaggi comici e drammatici di grande successo, è stato anche doppiatore e produttore cinematografico. È stato medico e insegnante, padre e statua di cera, ma soprattutto un bambino perduto nell’isola che non c’è e nella giungla di Jumanji. Candidato agli Oscar per quattro volte, ha conquistato la statuetta nel 1998 con Will Hunting – Genio ribelle per la sua interpretazione di Sean Maguire, psicologo di Matt Damon, protagonista del film diretto da Gus Van Sant. Nato a Chicago il 21 luglio del 1951, figlio di un’agiata famiglia di origini europee, ha studiato recitazione alla prestigiosa Julliard School iniziando la carriera di attore teatrale. Nel 1977 partecipa alle audizioni per far parte del cast di Happy Days, viene scelto per interpretare la parte dell’alieno Mork che piomba in casa Cunningham e fa la conoscenza di Fonzie. L’interpretazione è stata un tale successo che Garry Marshall decide di creare uno spinoff sull’alieno venuto dal pianeta Ork. Robin Williams diventa così protagonista di Mork & Mindy in onda dal 1978 al 1982 e intervalla la serie con diversi spettacoli dal vivo di stand-up comedy, in cui si distingue per la brillantezza e l’arguzia delle sue trovate.Negli anni 80 arriva anche il successo cinematografico. Il suo primo ruolo di rilievo è quello di Braccio di Ferro nell’omonimo film di Robert Altman del 1980 ma la consacrazione arriva nel 1987 con Good Morning, Vietnam di Barry Levinson in cui interpreta Adrian Cronauer, dj per la radio dell’esercito durante la guerra in Vietnam, ruolo che gli vale la sua prima nomination agli Oscar e il suo secondo Golden Globe (dopo quello vinto nel ’79 per Mork & Mindy).Nel 1989 riceve la seconda chiamata per la statuetta con L’attimo fuggente (Dead poets society), film cult di Peter Weir del 1989 in cui interpreta John Keating un professore fuori dagli schemi che, in un liceo ultra-conservatore sul finire degli anni 50, utilizza diversi metodi innovativi per spingere i suoi alunni a seguire la propria strada e i propri sogni. Il film, oltre che essere ricordato per la celeberrima sequenza in cui gli alunni rendono omaggio al professore alzandosi in piedi sui banchi di scuola citandoi la frase di Walt Whitman “O capitano, mio capitano”, segna uno spartiacque nella carriera dell’attore. La critica, che lo aveva ritenuto fino a quel momento adatto a affrontare solo parti comiche, lo osanna come attore capace di variare su diversi registri con uguale completezza e intensità.Gli anni 90 si aprono con il ruolo del medico ispirato a Oliver Sacks accanto a Robert De Niro in Risvegli di Penny Marshall e con la terza nomination agli Oscar che arriva con La leggenda del re pescatore di Terry Gilliam. Diventa poi Peter Pan in Hook – Capitan Uncino di Steven Spielberg, grande successo al botteghino e quarto incasso del 1991. Diventato ormai adulto, il suo Peter Pan torna nell’isola che non c’è per salvare i figli rapiti da Giacomo Uncino (Dustin Hoffman) e impara nuovamente a volare grazie a Trilli (Julia Roberts) e la banda dei bimbi sperduti, sostenendo convinto che “Vivere può essere un’avventura straordinaria”. Il 1992 torna a lavorare con Barry Levinson nel fantasioso Toys e l’anno seguente si trasforma in Mrs Doubtfire nel film di Chris Columbus in cui riesce a farsi assumere come domestica in casa dell’ex moglie e, grazie al costume e all’amore per i bambini, riusce a riconquistare la sua famiglia e il lavoro.Nel ’95 fa di nuovo centro vestendo i panni di Alan Parrish, il protagonista che torna alla realtà dopo oltre vent’anni passati nella giungla a causa di un gioco da tavolo stregato in Jumanji di Joe Johnston. Grazie a due ragazzini che ritrovano la scatola del gioco, Alan torna nella sua vecchia casa ma deve riprendere la partita interrotta tanti anni prima, affrontando sfide e paure per completare il percorso e tornare finalmente libero. Con la sua interpretazione di Sean Maguire in Will Hunting – Genio Ribelle (1997) si aggiudica l’agognata statuetta come miglior attore non protagonista agli Oscar del 1998. Nello stesso anno interpreta il ruolo di Hunter Adams in Patch Adams, film liberamente ispirato alla vita del medico e attivista statunitense padre della clownterapia. Nonostante gli ottimi numeri al botteghino, una nomination agli Oscar e la calorosa accoglienza del pubblico, viene duramente criticato dagli addetti ai lavori e dalo stesso Patch Adams che non apprezza la recitazione di Williams e il cachet incassato dall’attore.Gli anni 2000 iniziano con una serie di film in cui Robin Williams interpreta ruoli attinenti più al dramma che alla commedia. Nel 2002 recita in Eliminate Smoochy, One Hour Photo e Insomnia con Al Pacino che più volte ne riconosce la grandezza. Dopo The Final Cut e Una voce nella notte, torna a parti più leggere vestendo i panni di Theodore Roosevelt in Una notte al museo (2006) un successo che porta a due sequel, l’ultimo dei quali uscito dopo la sua scomparsa.Come racconta il documentario Nella mente di Robin Williams (2018) l’attore soffre di disturbi dell’umore, ammette più volte di aver fatto uso di cocaina utilizzata come “un rifugio” e di aver smesso dopo la morte di John Belushi per overdose, tragico evento di cui è stato testimone. Si è sposato tre volte, ha avuto tre figli da due diverse mogli. Zelda, nata nel 1989, è anche lei un’attrice, e deve il suo nome alla principessa della saga di videogiochi The Legend Of Zelda della Nintendo, grande passione dell’attore.Robin Williams muore suicida l’11 agosto del 2014. Aveva 63 anni. I risultati dell’autopsia hanno escluso che l’uomo fosse sotto effetto di droga o alcol. All’attore era stata precedentemente diagnosticata la demenza da corpi di Lewy, malattia che gli provoca tremore, insonnia attacchi di panico e paranoia, sintomi apparsi per la prima volta mentre si trova sul set di Una notte al museo 3. Secondo l’ultima moglie, Susan Schneider, aveva anche perso il controllo della sua voce e in un’intervista alla Abc ha dichiarato di “non condannarlo nemmeno un po'” per il gesto, in quanto la malattia lo stava “disintegrando davanti ai miei occhi”.Per ricordare Robin Williams domenica 11 agosto Sky Cinema Due dedica la programmazione all’attore con una maratona dei suoi film, da Jumanji a Good Morning, Vietnam, quindi Piume di struzzo remake del Vizietto, Hook – Capitan Uncino, The final cut e Will Hunting – Genio ribelle. Inoltre, ripropone il documentario Hbo Nella mente di Robin Williams, ritratto intimo della carriera e della vita privata dell’attore attraverso le testimonianze dei suoi amici.
Rita Celi, repubblica.it