Beppe Fiorello si racconta

Beppe Fiorello si racconta

“Ecco, io sul set sono così: sempre foglio in mano. La sceneggiatura è la mia bombola d’ossigeno”. Si guarda in una foto di scena Beppe Fiorello. Giacca e cravatta, operai intorno, “è la prima delle due storie in cui mi vedrete quest’inverno – racconta – Tutte storie vere, italiane. Una del Nord e una del Sud”. Su Rai1 è attesa nella prossima stagione Il mondo sulle spalle, diretta da Nicola Campiotti, prodotta da Picomedia con Rai Fiction e ispirata alla storia vera di Enzo Muscia. “Al centro, il tema del lavoro – dice l’attore – E’ la storia di un piccolo imprenditore italiano che non ci sta alla barbarie delle imprese chiuse dall’oggi al domani”. Così Muscia, oggi Cavaliere al merito della Repubblica italiana, per poter lavorare diventa il padrone dell’azienda che lo ha licenziato (insieme ad altre 300 persone), mettendo in gioco tutto quello che ha. Per sé e per gli altri, nonostante la malattia del figlio e i mille ‘no’ delle banche.

La seconda storia (più volte rimandata e ancora senza data di messa in onda) è Tutto il mondo è paese, fiction diretta da Giulio Manfredonia per Picomedia, Ibla Film e Rai Fiction, ispirata al modello di accoglienza e integrazione della cittadina di Riace e al suo sindaco Domenico Lucano, che il Fortune ha messo al 40/o posto tra le persone più influenti al mondo. Lucano è tornato proprio in questi giorni al centro delle cronache per la protesta contro la mancata erogazione dei fondi per il progetto Sprar per i migranti, a seguito delle ispezioni amministrative avviate nei mesi scorsi dal Viminale.

“La fiction – sottolinea l’attore – è il racconto di una Calabria come non si è mai vista. Scardiniamo lo stereotipo più arcaico di una Calabria omertosa, ‘ndranghetista, per una storia futurista, visionaria, di una terra che ha visto oltre il futuro. Che Italia che abbiamo! – si entusiasma – Mi piace andare a scovare questi personaggi che nessuno conosce, ma che sono eroi del quotidiano. Li cerco perché questa è un’Italia migliore”. Suo fratello, Fiorello lo showman, tante volte lo ha preso bonariamente in giro per il suo essere salutista, per scegliere sempre ruoli positivi e per finire spesso ucciso. “Non sono bacchettone, sfatiamo questo mito – ride Beppe – Al cinema per Winspeare e anche a teatro, in Delitto per delitto, ho interpretato più volte personaggi negativi. Come diceva la giallista Patricia Highsmith in ogni uomo si nasconde un assassino. Dipende dalla carta che la vita ti presenta. Quindi occhio – sorride – che posso essere pericoloso anche io”.

Poi, più serio, riflette. “Adoro i crime. Attenzione però alle tendenze, perché il nostro è un mestiere importante. La cinematografia è un’opera d’arte che condiziona la vita degli altri. Domenico Modugno cambiò le sorti del paese con una canzone. Allargò le braccia e intonò: Volare. Il giorno dopo è scoppiato il boom economico del ’58. Ne sono certo, grazie a quella canzone lì che dava l’immagine di un’Italia meravigliosa, positiva”, sottolinea Beppe Fiorello, che si prepara anche a riportare in teatro ‘Penso che un sogno così…’, il suo show ispirato a Modugno. “Il crime – prosegue – mi piace, ma se diventa una tendenza continua e unica mi preoccupo. Dal punto di vista artistico, perché ci appiattiamo. E dal punto di vista sociale, perché creiamo modelli. Quando hai raccontato la storia di Pablo Escobar, hai raccontato tutto. Gli altri sono surrogati. Serve un’alternanza: melò, crime, comico… Oggi sembra sempre più figo recitare in un crime e più vecchiotto fare su Rai1 gli eroi positivi. Quando invece è molto più difficile, perché hai a che fare con persone viventi. Raccontare la realtà è molto più complicato. La Rai in questo è rivoluzionaria”.

Tra tanta fiction, niente show invece in tv, almeno per ora. “Baglioni è in cerca di una spalla? Conosco un ortopedico bravissimo – scherza a proposito delle indiscrezioni che lo vorrebbero sul palco dell’Ariston -. Sanremo, l’ho sempre detto, sarebbe per me un onore. Con Claudio ancora di più. Ma perché ogni anno mi chiedete di Sanremo, perché potrei farlo? Dite?”.

Daniela Giammusso, ANSA

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