L’attrice ha due gemelli (Leone e Zeno, nati nell’agosto del 2011). Ora torna a teatro per la nuova produzione dello Stabile di Torino, «Sogno d’autunno» di Jon Fosse
Fuori e dentro dal set. Il ritorno sul palco. Giovanna Mezzogiorno torna a essere protagonista della scena. Un film appena terminato, La tenerezza di Gianni Amelio, girato a Napoli accanto a Elio Germano, Renato Carpentieri e Micaela Ramazzotti. «Mi è piaciuto molto lavorare con Gianni — dice —. Il mio ultimo impegno cinematografico risale a due anni fa, I nostri ragazzi di Ivano De Matteo. Poi ho scelto di stare ferma per un po’». Una bella sfida. «Non è stato facile scegliere di farlo, ma l’idea di spostarmi per lavoro con i due gemelli (Leone e Zeno, nati nell’agosto del 2011) era impraticabile, volevo stare con loro ma senza venire travolta dagli impegni».
Uno stop dopo 15 anni di attività quasi bulimica durante i quali Giovanna ha ottenuto i premi più prestigiosi, dalla Coppa Volpi per la migliore interpretazione in La bestia nel cuore, al David di Donatello (La finestra di fronte), al riconoscimento come migliore attrice ricevuto dall’associazione dei critici cinematografici Usa per il ruolo di Ida Dalser in Vincere. Nel 2017, 22 anni dopo il debutto con Peter Brook in Qui est là, un riadattamento dell’Amleto in cui aveva il ruolo di Ofelia, è attesa a Torino per la nuova produzione dello Stabile, Sogno d’autunno di Jon Fosse, affidata alla regia di Valerio Binasco, che Giovanna ritrova dopo averlo avuto come partner sul set di La bestia nel cuore. «I miei impegni cinematografici erano incompatibili con eventuali tournée teatrali che vanno invece messe in conto quando si lavora per uno Stabile. Ho dovuto rinunciare anche a progetti importanti, e dire no a registi che stimo molto come Alessandro Gassmann. La proposta di Valerio è arrivata invece in un momento in cui desideravo moltissimo tornare al teatro, avere l’opportunità di confrontarmi dopo tanti anni di inattività con le mia capacità recitative, di misurarmi con me stessa spostando l’asticella un po’ più in alto… Il testo di Fosse poi è meraviglioso, sono davvero felice».
Non le è mancato recitare, anche in teatro, per tutto questo tempo? «Certo che mi è mancato. Ho perso anche molto, film, spettacoli. Ed è un peccato. Ma è andata così. Ho fatto una vita scandita dai ritmi dei bambini, due della stessa età. La sera ero distrutta. È andata così. Ma è andata bene». Non è mai stata ansiosa per quanto riguarda il lavoro. «E meno male — ride — perché sennò sarei andata in crisi».
Il film di Amelio, osserva, «è un lavoro importante»; lo spettacolo al Carignano «un progetto prestigioso di cui sono fiera di fare parte». Altri impegni? «Ho ricevuto diverse offerte cinematografiche, ma non avendo ancora firmato nessun contratto non posso anticipare nulla». Un momento positivo. «Sì, sto vivendo una stagione molto bella. Sarà difficile tornare a lavorare con i ritmi di prima. Che però erano allucinanti, due/tre film l’anno, più le promozioni e tutto il resto. Probabilmente forse oggi nemmeno ce la farei più. Del resto la vita è fatta di fasi, di momenti. Quando hai 20/30 anni fai delle cose, a 40 ne fai altre». Lei di anni ne ha 41, ma conserva la bellezza e lo sguardo di una ragazzina. «Eppure da quando sono nati i miei figli mi sento invecchiata di vent’anni. Se penso al mio primo film con Rubini, Il viaggio della sposa, mi sembra passato un secolo, ero una tale bambolotta».
Dopo sono venuti Muccino, Placido, Comencini, Bellocchio, Özpetek. Solo per citarne alcuni. «Ho vissuto una stagione molto fortunata del cinema, una decade particolarmente fertile. C’erano anche più soldi rispetto a ora, oggi i tagli allo spettacolo si fanno sentire». Paura di tornare in scena? «Assolutamente sì! Il mio mondo è il cinema, la macchina da presa è la mia “amichetta” del cuore. Affrontare il palco, la platea silenziosa…Tutti timori che ho espresso a Valerio, chiedendogli comunque un periodo di prove che garantisse a lui la certezza di avere un’attrice “rodata” e a me la sicurezza di avere il tempo per entrare nella parte. Devo dire che è stato molto comprensivo, io d’altro canto sono una secchiona, quando mi propongo un obiettivo marcio come un treno. Non posso garantire sulla resa, ma sull’impegno sì. Senza alcun dubbio».
Corriere della Sera