Sandra Milo sul Pride: “Aprite la mente!”

Sandra Milo sul Pride: “Aprite la mente!”

Sandra Milo ha da poco festeggiato i suoi 90 anni ma non per questo ha deciso di fare un passo indietro rispetto ai riflettori. L’attrice ha posato infatti in costume per un servizio fotografico realizzato da Matteo Basilé per la rivista “Flewid Book”. Il tema del progetto, realizzato per celebrare il mese del Pride, è “Abbraccia te stesso, la più grande rivoluzione”. Ovviamente non sono mancate le critiche per l’attrice, soprattutto via social dove ha rilanciato le foto, ma lei non si tira indietro e risponde da par suo: “Aprite la mente!”.

Insieme a Sandra Milo nel servizio ci sono persone che incarnano altre forme di bellezza non convenzionale, all’insegna dell’orgoglio di se stessi. “‘Abbraccia te stesso, la più grande rivoluzione’ è il concept del servizio per il quale ho posato – spiega l’attrice nel post -. A me sembra normale perché rivoluzione è qualcosa che si evolve, che segue l’esigenza dei tempi. Arriva quando è giusto che avvenga un grande cambiamento”.

Proprio sul cambiamento la Milo pone l’accento. “E’ naturale, fa parte della vita. Il cambiamento non si può arrestare, è già in atto – prosegue -. La società si è evoluta, si è fatta trovare pronta ad accoglierlo così come dovrebbe fare una certa classe politica. Non si deve aver paura dell’amore. L’amore è la forza più grande del mondo e possederla è un privilegio ma bisogna imparare ad amare correttamente, mettendosi in ascolto dei bisogni dell’altro, curando il benessere di ogni individuo e non solo di quelli in cui ci si riconosce, consentendo a ogni forma di amore di esprimersi liberamente senza far sì che si senta a torto esclusa o peggio diversa, garantendo il diritto all’inclusività. Non permettete a nessuno di farvi sentire il peso della disuguaglianza. Io sono uguale a voi come voi siete uguali a me. Non ci sono differenze ma solo particolarità che ci rendono unici pur essendo simili gli uni con gli altri”.

Le polemiche social Inutile dire come la stragrande parte dei commenti sia stata positiva. Ma ovviamente qualcuno non ha perso l’occasione per attaccare Sandra Milo tacciandola di volersi mettere in mostra e affermando che “a una certa età” dovrebbe evitare certe uscite. “Mi scrivono che dovrei fare solo la pensionata e badare ai nipoti, lasciando spazio alle nuove generazioni (beninteso, nessuno glielo vuole togliere) – risponde lei -. Io sono stata solo un mezzo, un tramite, come rappresentante della terza età, attraverso il quale rivendicare il diritto di essere riconosciuti e accettati dalla famiglia, dalla società, dall’altro da sé, dalle istituzioni, dal sistema giuridico. Non bisogna essere necessariamente giovani, magri, bianchi, eterosessuali, privi di disabilità per sentirsi parte di un tutto”. Poi in un altro messaggio esprime tutta la sua idea di inclusività. “Noi siamo, noi contiamo e questo ci deve essere concesso – afferma -. Il mondo non si divide in categorie, in compartimenti stagni nei quali relegare chi è diverso, nella migliore accezione del termine, da noi. Aprite la mente!”.

La stragrande maggioranza dei commenti sotto al post sono entusiasti. In mezzo all’ondata di supporto e positività, sbucano però anche commenti più maligni, non solo sul profilo di Milo ma anche su quelli di altre testate che hanno rilanciato il servizio fotografico, come ad esempio Grazia. Così, lei si trova costretta – “mio malgrado”, precisa in un altro post su Instagram – “ad aggiungere una postilla a quanto pubblicato” e rispondere a tutti gli utenti social che “hanno equivocato il senso del messaggio”. Milo parla ad esempio a tutti quelli che “mi hanno tacciata di essere un’egocentrica novantenne, tutta rifatta e piena di filtri, che dovrebbe fare solo l’anziana”. E non usa mezzi termini: “Non si fa gli anziani ma si è semplicemente vecchi e la vecchiaia, se vissuta bene, è una gran bella stagione della vita. Eppure la forza evocativa delle immagini non lascia spazio alcuno ai fraintendimenti! Mi preme dire che non solo la terza età non è una condizione da subire passivamente o da nascondere come fosse una vergogna né l’anticamera della morte ma solo una fase della vita che ognuno di noi attraversa con spirito più o meno vivace”.

Torna in alto