Il rocker canadese spegne definitavemente le polemiche vietando al candidato repubblicano l’utilizzo delle sue canzoni nella campagna elettorale. Prima di lui lo stop al tycoon era arrivato da Rolling Stones, Adele, Rem e Pearl Jam
Dopo una lunga serie di botta e risposta, con equivoci e polemiche, Neil Young ha chiarito la sua posizione nei confronti di Donald Trump, che ha usato le sue canzoni (Rockin’ in the Free World) durante i suoi comizi. Il rocker canadese ha scritto un post sulla sua pagina Facebook dove si legge “Young continua a negare a Trump l’autorizzazione per usare la sua musica”.
Il post è accompagnato da un video in cui Young suona dal vivo e urla nel microfono “F… you Donald Trump”. “Quando ho scoperto per la prima volta che Trump usava la mia musica per la sua campagna elettorale – ha scritto Young – il mio management ha subito chiamato il suo ufficio per chiedere di non farlo più. Credevamo avesse smesso, ma sfortunatamente vedo che sta continuando”.
Trump, da parte sua, aveva accusato il cantautore di ipocrisia postando su Twitter una foto del loro incontro avvenuto un anno fa: in quell’occasione Young chiedeva al candidato repubblicano di investire su Pono, il nuovo lettore di musica digitale ad alta risoluzione ideato dalla stesso musicista. “Quando gli abbiamo chiesto di non usare le mie canzoni, Trump ha cominciato a lanciare insulti ed ha immediatamente inviato ai media (ancora una volta senza la mia autorizzazione) una foto che ha tratto in inganno molta gente…”. Young ha poi ribadito di ritenere Bernie Sanders il candidato migliore.
In realtà Young, nelle scorse settimane, aveva rilasciato un’intervista alla Reuters nella quale sembrava aver fatto un passo indietro rispetto all’intera vicenda: “Il fatto che io sia a favore di Bernie Sanders e che lui (Trump, ndr)non mi abbia chiesto il permesso di utilizzare Rockin’ in the Free World non vuol dire che non possa usarla. Ha pagato i diritti per ottenerla. Cioè, lui ha detto di averlo fatto e io gli credo. Quindi non ho niente contro di lui. Una volta che la musica è pubblica, tutti possono usarla per qualsiasi cosa”.
Questa affermazione aveva suscitato reazioni piuttosto stizzite tra i suoi colleghi e sui social. In particolare David Crosby, suo ex compagno di avventure musicali, lo aveva criticato su Twitter: “Tutti commettono errori qualche volta. Stavolta ha sbagliato lui”. Young, da parte sua, si è difeso affermando che le sue dichiarazioni sono state strumentalizzate dall’intervistatore e ha ribadito il suo no a Trump.
Young si aggiunge così a una nutrita lista di musicisti che hanno negato a Trump il permesso di utilizzare la loro musica: prima di lui il no era arrivato, tra gli altri, da Rolling Stones, Adele, Rem, Elton John, House of Pain, Aerosmith, Pearl Jam.
Andrea Silenzi, La Repubblica