La band ha denunciato un birrificio del Colorado per violazione del marchio sostenendo che il danno è pure “alla loro reputazione e alle loro intenzioni”
In questo caso un accento non ha fatto la differenza: non è servito alla fabbrica di birra del Colorado, Oskar Blues, chiamare la loro ultima bevanda Guns’N’Rosé per salvarsi da una denuncia per violazione del marchio da parte dei Guns N’ Roses. Axl Rose, Slash e Duff McKagan hanno portato il caso di fronte a una corte dello stato della California, sostenendo che i consumatori potrebbero essere confusi alla vista del prodotto e pensare che sia il risultato di un accordo ufficiale tra la band e il birrificio. Cosa che, appunto, non è.
Non si sa quanto i Guns N’ Roses abbiano chiesto di danni ma ciò che il gruppo sostiene è che il loro marchio abbia subito un “danno irreparabile” per colpa della birra che porta praticamente il loro stesso nome e che il danno è pure “alla loro reputazione e alle loro intenzioni”.
Axl Rose e i suoi avevano già chiesto a Oskar Blues di ritirare le birre dal mercato, ma il birrificio aveva risposto che avrebbe continuato a vendere Guns’N’Rosé fino a marzo 2020. Così il gruppo ha deciso di passare per le vie legali. Sui documenti che accompagnano la denuncia si legge che il birrificio “non era autorizzato a continuare a vendere quei prodotti che violano un marchio e che quindi intenzionalmente sta facendo affari sul prestigio e la fama dei Guns N’Roses, senza l’approvazione o il permesso del gruppo”. Secondo quanto scritto sull’etichetta, la birra ha “il sapore dolce del fico d’India e dei fiori di ibisco”, il luppolo si sentirebbe solo come retrogusto.
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