Un’altra buona notizia per il chitarrista dei Negramaro: Lele ha finito la riabilitazione («sono stati cinque mesi incredibili, intensi, duri e a volte bui»), dopo l’emorragia cerebrale dello scorso settembre. Al suo fianco c’è sempre la moglie, Clio Evans, che lo tiene per mano
La riabilitazione è finita, Lele Spedicato può finalmente iniziare un nuovo capitolo. Il batterista dei Negramaro, colpito da un’emorragia cerebrale lo scorso settembre, torna a casa. E lo fa mano nella mano con la moglie, Clio Evans. «Ti porto via con me, arrivederci Roma», scrive lei, che in questi mesi gli è stata accanto in tutte le fasi più delicate, miglioramento dopo miglioramento. Insieme sono anche diventati genitori, lo scorso novembre, di Ianko. Un (altro) bellissimo miracolo.
Lele, per finire il ciclo di terapie, ha rinunciato a malincuore alle date del nuovo tour che sta portando il gruppo in giro per l’Italia. Ma ce ne saranno altre, e saranno sul palco tutti insieme. «Se Lele non si fosse svegliato, avrei smesso di cantare», ha raccontato Giuliano Sangiorgi sulla cover di Vanity Fair. E all’amico ha dedicato anche un brano, Cosa c’è dall’altra parte, scritto nei giorni più bui, quelli in cui il 38enne lottava per tornare indietro.
Oggi, invece, le sue parole sono solo di ringraziamento. Per i medici che l’hanno curato e sostenuto: «Si chiude oggi questa lunga trasferta romana. Sono stati cinque mesi incredibili, intensi, duri e a volte bui ma con un equilibrato lavoro di squadra siamo riusciti a raggiungere il traguardo», fa sapere via social, ringraziando tutto il team della Fondazione Santa Lucia IRCCS, «Grazie a Dio ora comincia un nuovo capitolo».
Pochi giorni fa Lele aveva fatto visita anche a un altro «combattente», anche lui in riabilitazione: Manuel Bartoluzzo, il nuotatore di 19 anni rimasto paralizzato per un’aggressione subita lo scorso 3 febbraio a Roma. «Super Manuel, è scritto nei tuoi occhi che andrà tutto bene. Sei un campione. Non mollare mai come solo i campioni sanno fare», l’augurio di Lele. I leoni si associano.
Stefania Saltalamacchia, Vanity Fair