
(di Francesca Mennone) Poco prima dell’avvio della seconda serata del Festival di Sanremo, Irama incontra i giornalisti e i fan per un annuncio che lo emoziona: il suo primo stadio.
Lo fa con una performance particolare, insieme a Michelangelo che lo accompagna al pianoforte, sulle note della sua Lentamente, brano scritto dallo stesso artista – all’anagrafe Filippo Maria Fanti – e da Blanco. Già la piazza che ha scelto per questa performance, piazza San Siro, lo preannunciava: Irama farà il suo primo concerto in uno stadio, lo Stadio San Siro di Milano, l’11 giugno 2026. Ma non è solo questo che frulla nella testa del giovane cantautore monzese, alla sua sesta partecipazione alla kermesse musicale: Irama ha infatti approfittato della presenza dei giornalisti per togliersi qualche sassolino dalla scarpa.
Irama contro le critiche distruttive: “Parlate di politicamente corretto e poi fate del cyberbullismo”
Irama ha usato la sua potenza mediatica per lanciare un messaggio, rivolto ai giornalisti presenti ma in generale alla stampa che, si sa, durante la settimana di Sanremo si scatena e forse sottovaluta il fatto che dietro agli artisti in gara ci siano delle persone con dei sentimenti, con sensibilità e caratteri diversi. Lo ha fatto con calma e educazione, ma anche con fermezza e convinzione.
“C’è una cosa che vorrei dire. Qui in gara ci sono anche dei ragazzi giovanissimi. Quando io ho iniziato a fare musica, avevo la loro stessa età”, comincia. Si riferisce a Sarah Toscano, la più giovane artista in gara – classe 2006, ha compiuto 19 anni lo scorso 9 gennaio – che in effetti è stata presa di mira per il suo look della prima serata, un completino da tennista – sport praticato dalla cantante prima che partecipasse e vincesse Amici di Maria De Filippi.
“È giovanissima, ha 19 anni e a volte vedo delle critiche che non sono costruttive” – prosegue l’artista. “Demoliscono una ragazzina andando a parlare dell’aspetto fisico, di capelli… e poi sono le stesse persone che mi parlano di cyberbullismo”.
Non fa sconti a nessuno, Irama, che continua: “Sono le stesse persone che si nascondono, secondo me, dietro un ruolo, facendo cyberbullismo loro stesse, per poi pubblicare articoli proprio contro il cyberbullismo. Secondo me noi artisti e voi giornalisti dovremmo dare l’esempio, perché ci sono persone sensibili che soffrono per queste cose”.
E qui il cantautore ricorda il suo passato, quando anche lui era un ragazzino alle prime armi – aveva solo vent’anni quando ha debuttato sull’Ariston, fra le Nuove Proposte, con la canzone Cosa resterà – e, successivamente, quando uscì dalla scuola di Amici di Maria De Filippi – proprio come Sarah – fresco di vittoria, quella vittoria che lo ha consacrato nel panorama musicale e che gli ha offerto una seconda possibilità, dopo tante porte in faccia.
“Io stesso, talvolta, ci rimango male. In passato mi sono beccato valanghe di insulti. Ed è vero che ho una faccia da pietra che spesso mi fa apparire scontroso e che non fa trapelare nulla, ma la verità è che sono ipersensibile, oltre che molto timido.”
Irama, poi, fa un ultimo appello rivolto ai suoi colleghi cantanti: “Non capisco perché alcuni colleghi non ne parlano e, quando ricevono un complimento sorridono. In quel contesto, invece, bisognerebbe far notare al giornalista che ha scritto delle cattiverie nei confronti di un collega, così da far passare il messaggio. Bisogna portare rispetto e incentivare i giovani a fare musica. I giovani vanno aiutati e guidati, non demoliti, perché il nostro futuro è nelle loro mani. La critica deve essere sempre costruttiva, mai distruttiva.”
Quando la critica scivola nell’insulto gratuito
Non è la prima volta che i giornalisti si rendono protagonisti di spiacevoli episodi ai danni di giovani artisti, specie durante la settimana del Festival di Sanremo. Molto spesso, credendo di avere tra le mani un ruolo che permette di utilizzare ogni tipo di parola senza scalfire nessuno, i giornalisti esprimono opinioni che esulano dal commento esclusivo sulla canzone e sulla esibizione di un determinato artista. E va bene che Sanremo è Sanremo, che in una settimana si pensa solo a quello e che non è solo musica ma anche look, stile, modo di porsi anche al di fuori del palco, meme e battute. Ma c’è sempre un confine labile tra la critica e l’insulto e non sempre viene rispettato.
E non è nemmeno la prima volta che un artista va contro i giornalisti in prima persona. È ancora vivido il ricordo della conferenza stampa di fine Sanremo 2019, quando Ultimo, arrivato al secondo posto dietro Mahmood, si scagliò con parole dure contro l’intera categoria: “Voi avete solo questa settimana per sentirvi importanti, e dovete sempre rompere il c***o!”. Solo uno dei tanti esempi di artisti che si sono trovati a dover rispondere, spesso con rabbia e frustrazione, alle critiche ricevute. La sua reazione, al di là del tono, ha messo in evidenza un problema reale: l’atteggiamento di una parte della stampa che, in certi momenti, sembra voler provocare più che analizzare.
I giornalisti, specialmente quelli che seguono un evento così mediatico come Sanremo, hanno un’enorme responsabilità. Le loro parole raggiungono milioni di persone e contribuiscono a formare l’opinione pubblica. Quando la critica si trasforma in derisione o in attacchi sulla persona piuttosto che sulla performance artistica, si mina il valore stesso della discussione musicale. Peggio ancora, si rischia di creare un clima tossico in cui gli artisti diventano bersagli facili. Un altro aspetto da considerare è il ruolo che i social hanno avuto nel cambiamento del linguaggio critico. Oggi molti giornalisti tendono a usare toni più aggressivi, forse per ottenere più engagement o per inserirsi nel flusso di polemiche virali. L’insulto diventa una scorciatoia per attirare attenzione, ma a che prezzo?
Il dibattito e il confronto sono sani e necessari, ma dovrebbero sempre mantenere un livello di rispetto e professionalità. Un giornalismo musicale che si limita agli insulti non solo manca di rispetto agli artisti, ma priva anche il pubblico di un’analisi autentica e approfondita della musica e delle performance.