Raffaella Carrà e quel mitico caschetto

Raffaella Carrà e quel mitico caschetto

La showgirl più amata dagli italiani e il suo celebre caschetto biondo firmato Vergottini continuano a dettare tendenza. Il taglio che negli anni ’70 rivoluzionò lo stile delle acconciature, ancora oggi è un’ispirazione intramontabile

«Ho sempre pensato che avere lo stesso stile sia una cosa giusta, perché sei più riconoscibile, ma no è vero che il mio caschetto è sempre uguale, assolutamente no. Visto che ho una riproduzione di Piero della Francesca a casa, riproduzione ovviamente, ho detto guarda questo paggetto ha praticamente i capelli con una piccola coda dietro. Così me li sono fatti tagliare in maniera diversa», la mitica Raffaella Carrà in un video realizzato per il Vanity Fair impartisce la sua lezione N.1 su come si diventa una diva: bisogna avere un segno distintivo.Quello che è sempre stato fin dagli esordi il suo caschetto: la firma del suo look. Famoso e imitato quanto lei, sempre uguale ma sempre diverso, negli anni il carré di Raffaella ha ispirato generazioni di donne e ancora oggi continua a essere di tendenza, per il colore, quel biondo platino che tutte agognano, per lo styling liscio ed elegante, per il taglio con la frangetta che quest’anno è imperante.Quando si pensa a Raffaella Carrà, la showgirl più amata dagli italiani, 75 anni in giugno, viene spontaneo chiedersi quanto sia stato determinante per il suo successo quel taglio di capelli. Senz’altro il suo fortunatissimo caschetto biondo condizionò in modo decisivo lo stile delle acconciature degli Anni ’60 per almeno due motivi. Per prima cosa, le sapienti sforbiciate del parrucchiere Celeste Vergottini, suo era il taglio, avevano azzerato la cotonatura (allora di gran moda), senza togliere un grammo di femminilità alla piega finale. Secondo, quel carré geometrico che riprendeva sul retro la forma della “V” era riuscito a liberare la donna dalla schiavitù dell’appuntamento fisso con il parrucchiere (e anche dalle lunghe ore di attesa sotto il casco con i bigodini in testa). Dite poco?«Il debutto del caschetto che torna sempre a posto è nel programma Io Agata e tu del 1969 – racconta Jill Vergottini nel suo libro Mi Raccomando la Frangia (Ed. Add) – L’impostazione c’è ma i capelli non sono ancora di quel biondo che tutti conosciamo, perché in realtà i capelli di Raffaella Carrà sono scuri e ricci».Un esordio sfavillante che la Raffa nazionale ricorda anche nella sua biografia curata da Roberta Maresci: «Ho ballato come nessuna aveva mai osato, ho rotto gli schemi, ho inventato lo show. In Rai erano sconvolti e, il giorno dopo, anche mia madre mi ha chiamata per chiedermi se ero veramente io».Ma quando a Canzonissima 70 la soubrette sfoggiò quel biondo luminoso fu l’apice della svolta : «Nella sigla di apertura dello show Raffaella si presenta con un costume che lascia scoperto l’ombelico e un casco biondissimo. Diventa un fenomeno mediatico e di costume. Tutte le donne in Italia vogliono essere pettinate come lei», svela Jill Vergottini. E quello fu anche il programma in cui Raffaella lanciò il Tuca Tuca, balletto alquanto osé per quei tempi ma che diventò subito popolarissimo. Insomma, questa è la storia di un incontro riuscitissimo tra un taglio di capelli rivoluzionario e una donna di spettacolo unica: «Quando la Carrà veniva in negozio tutte le altre clienti si facevano piccole piccole – scrive la Vergottini – e ancora oggi me lo raccontano con un sorriso. È una persona empatica, solare, allegra, una donna di grande umanità… E se penso a quel carré non ricordo un taglio di capelli, uno stile che sia sopravvissuto così a lungo nella memoria delle persone».

Eleonora Negri, Vanity Fair

Torna in alto