Tre manifesti a Ebbing, Missouri, raro trovare un film così sorprendente

Tre manifesti a Ebbing, Missouri, raro trovare un film così sorprendente

Il film di McDonagh è sempre avanti uno o due passi rispetto allo spettatore, che viene sballottato dalle psicologie dei personaggi e da avvenimenti spiazzanti e continui. Al cinema.
Frances McDormand (Frances Louise McDormand) (60 anni) 23 giugno 1957, Chicago (Illinois – USA). Interpreta Mildred Hayes nel film di Martin McDonagh Tre manifesti a Ebbing, Missouri.
Un dialogo di Tre manifesti a Ebbing, Missouri è indicativo della temperatura politica del film. Il poliziotto ubriaco e razzista, al pub, importuna un giovane che detesta, facendo allusioni sulla sua presunta omosessualità e militanza di sinistra, e afferma (più o meno): “Ma lo sai che a Cuba gli omossessuali li uccidono?”, e l’altro risponde: “Mi sa che ti confondi col Wyoming”. Eccola, la democrazia statunitense calata in certi stati e in certe piccole città. Il luogo che ha salvato milioni di persone in fuga dalle dittature e offerto una seconda chance a tutte le razze, è ancora profondamente razzista e sessista, come le cronache continuano a raccontare giorno per giorno (un clima purtroppo peggiorato dopo gli otto anni di Presidenza Obama, che si sperava riconciliasse il Paese e invece ha lasciato odi e strascichi ancora peggiori, a causa di radici inestirpabili). Dal film di Martin McDonagh esce un ritratto, prima ancora che politico, del tutto veritiero della nazione profonda. Roy Menarini. Tre manifesti a Ebbing, Missouri avrebbe potuto essere uno di quei film dimostrativi e di denuncia che fanno sentire più giusti e rassicurano le élite sulla propria differenza da certe frange sociali. Ma McDonagh non è così ingenuo, e sa che il cinema possiede (se vuole) un suo impegno nei confronti della verità del mondo, e sa anche che spesso i peggiori pregiudizi coabitano con sentimenti molto più elevati e condivisibili. Tutti i suoi personaggi contengono grandezza e miseria, compiono atti insensati e gentili, oscillano tra odio e amicizia, fanno una cosa orrenda e subito dopo una cosa commovente. Paradossalmente, l’unico film migliore e diverso sarebbe stato un Tre manifesti a Ebbing, Missouri diretto da Clint Eastwood, cui non sarebbe certo dispiaciuto il personaggio anarco-liberista della protagonista Mildred, inclassificabile nei suoi gesti di destra o di sinistra come tanti personaggi narrati da Clint. Difficile trovare in tempi recenti un film così sorprendente, nel senso più letterale del termine. Se c’era bisogno di dimostrare che l’epoca contemporanea è segnata dalla creatività della scrittura prima che dalla potenza dello stile cinematografico, Tre manifesti a Ebbing, Missouri lo conferma con forza. Il film è sempre avanti uno o due passi rispetto allo spettatore, che viene sballottato non solo dalle strane e pur autentiche psicologie di ognuno degli abitanti di Ebbing, ma anche da avvenimenti spiazzanti e continui. Roy Menarini. E ogni volta che il più smaliziato pensa di sapere dove sta andando a parare il racconto, ecco che una nuova messa in discussione dei caratteri scompiglia le carte. È quel che in fondo vogliamo dalla scrittura cinematografica al suo meglio – e pazienza se McDonagh non è un regista all’altezza di ciò che fa come sceneggiatore, perché quel che troviamo sullo schermo basta e avanza (senza dimenticare la formidabile colonna sonora del “coeniano” Carter Burwell: vista anche la presenza di Frances McDormand, qualcuno potrebbe affermare, con un pizzico di cinismo, che Tre manifesti a Ebbing, Missouri è il film che i Coen non riescono a girare da un po’ di tempo). Fatta la diagnosi differenziale rispetto alle parentele cinematografiche, rimane dunque un film autonomo e originale, che appartiene in maniera quasi totalizzante a un autore abbastanza intelligente da affidarsi a un gruppo di attori eccezionali. E se i pluripremiati McDormand e Rockwell sono oggettivamente fenomenali, ci permettiamo una mozione d’affetto per Woody Harrelson, forse il più perfetto, con il suo sceriffo malato e discutibile, capace di intuire il buono nei bifolchi più rovinati, e di uscire di scena con una dignità e un amore senza eguali.

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