SANREMO, GABBANI: «PENSARE CHE VOLEVO SMETTERE»

SANREMO, GABBANI: «PENSARE CHE VOLEVO SMETTERE»

Conti - Gabbani - De Filippi Sanremo 2017Vince il Festival di Sanremo e non ha un disco in uscita, scrive canzoni con un tipo che coltiva kiwi, la sua famiglia ha un negozio di strumenti musicali a Carrara. Suona la batteria da quando ha quattro anni perché il papà era batterista di Zucchero a inizio carriera. Vince e non si scompone più di tanto. Sorride, abbraccia dietro le quinte Luca Chiaravalli che ha scritto il brano con lui, e quasi vuole chiedere scusa a Fiorella Mannoia per essere stato più votato di lei.
«Avrei votato Mannoia»
Eccolo Francesco Gabbani, l’uomo che con la sua Occidentali’s Karma ha fatto ballare l’Ariston e l’Italia intera. Uno che dice: «Se fossi stato a casa, avrei votato per la Mannoia». Vittoria meritata? Gli applausi arrivano da tutte le parti e lui: «Avrei messo Fiorella al primo posto e io al secondo». Ermal Meta invece no: «Lo rispetto, ma la mia canzone credo sia più comunicativa».
Del suo brano dice che «ha una leggerezza profonda». Carrarese, il 9 settembre compirà 35 anni, Gabbani arriva da una lunga gavetta ma è il primo cantante ad avere vinto il Festival due anni di fila, la prima nelle Nuove Proposte e la seconda nei Campioni. E dire che lo scorso anno era stato eliminato: fu salvato anche grazie alla segnalazione di Massimo Giletti, si scoprì che c’era stato un problema tecnico al sistema elettronico di votazione. La sua Amen venne ripescata e non si fermò più.
Tre anni fa aveva deciso di arrendersi: «Dopo averci provato con una band (i Trikobalto, ndr) e da solo, e non avendo più vent’anni, avevo deciso di lasciare perdere, di fare solo l’autore. Sentivo la necessità di trovare un equilibrio di vita». Ma ecco l’ultimo tentativo: «Ho fatto domanda per partecipare al Festival, e quando mi hanno preso ci sono andato sereno».
Come è andata lo sappiamo, la svolta è arrivata. Anzi, la prima parte della svolta. Quest’anno Carlo Conti gli ha fatto fare il salto tra i “grandi” e lui si è portato a casa la posta piena. È salito sul palco con un ballerino-scimmia, si è messo un golfino colorato e ha cantato una canzone divertente e non banale. Una di quelle che puoi canticchiare subito, che ti entrano in testa e e ti fanno ballare. Ci ha vinto il Festival, a sorpresa. «Ancora non ho avuto modo di fermarmi a riflettere su quello che mi sta succedendo. Ci ho provato quando sono andato a letto dopo la finale… Mi sono addormentato».
Nella sua vittoria gioca un ruolo importante anche il varesino Fabio Ilacqua, che da tre anni scrive con Gabbani. Anche lui un bel personaggio, dopo avere vinto con Amen disse: «È stata un’esperienza bella e surreale. Ora vado a potare le mie piante». Facile immaginare oggi una risposta analoga. Francesco lo sa bene: «Quando non scrive canzoni lavora nei campi». Ricorda il loro primo incontro: «Siamo diventati amici via Skype e lì abbiamo iniziato a scrivere insieme. Ora per me è come un fratello. La prima volta che ci siamo incontrati mi ha dovuto aspettare per tre ore sul sagrato del Duomo di Milano. Ebbi un contrattempo, ma lui non ha il cellulare, non potevo avvisarlo: non si mosse da lì».
Adesso lavoreranno al disco «che spero sia pronto nella tarda primavera, lo pubblicherò solo quando sarà soddisfatto», spiega Gabbani. E quando gli si chiede come mai non ha pensato a far uscire il disco in concomitanza del Festival, alza le spalle e sorride come a dire: e chi se lo aspettava che avrei vinto? E invece eccolo qui, finalmente sotto i riflettori con un Eurofestival da preparare in pochi mesi (è a Kiev il 13 maggio): «Mi sa che dovrò rinfrescare il mio inglese». E sperare in un buon karma. Occidentale.

di Roberto Pavanello, Il Secolo XIX

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