“Vogliono trasformarmi in un mostro”: dopo settimane di silenzio Roman Polanski esce allo scoperto respingendo con forza le accuse di stupro mosse a suo carico dall’ex modella e fotografa francese, Valentine Monnier. “Questa storia è aberrante”, ribatte l’ottantaseienne regista franco-polacco, in un’intervista con richiamo in prima pagina realizzata in esclusiva dal settimanale Paris-Match, domani in edicola.
Come già fatto in passato attraverso i comunicati del suo legale, l’autore premiato a Venezia per ‘J’accuse’ (L’ufficiale e la spia), il suo ultimo lungometraggio sull’affaire Dreyfus, torna a “negare” tutto. La Monnier afferma di essere stata picchiata e violentata da Polanski ormai oltre 40 anni fa, nel 1975, quando lei era appena diciottenne, durante un soggiorno sciistico nello chalet del regista a Gstaad, in Svizzera. Accuse che il diretto interessato smentisce in toto sulle colonne di Paris-Match. “E’ un delirio! Non picchio le donne”, assicura, dicendo di ricordarsi “a malapena” della donna. E ancora: “Non
ho chiaramente alcun ricordo di ciò che racconta, visto che è falso”. Deplora quindi che l’accusatrice “prenda a testimoni tre
miei amici presenti nello chalet: il mio assistente Hercules Bellville, nonché Gérard Brach e la moglie Elizabeth. I primi due sono morti, comodo, così non possono confermare né smentire le dichiarazioni che li vengono attribuite. Quanto alla signora Brach, la stampa non l’ha trovata”. Di più. Per Polanski è “facile accusare quando i fatti sono prescritti da una decina d’anni, e quando si ha la garanzia che non ci saranno procedure giudiziarie per discolparmi”.
Nella cruda testimonianza pubblicata a inizio novembre dal quotidiano Le Parisien, Valentine Monnier precisò di non voler rivolgersi alla giustizia, anche perché i fatti sono ormai ampiamente prescritti, ma di voler lanciare un grido d’allarme contro i comportamenti del regista in coincidenza con l’uscita in Francia del suo ultimo film, che verte su un errore giudiziario. Un ‘siluro’ che nel lungo autunno francese ha suscitato veleni e polemiche, con appelli a ‘boicottare’ il film,, annullamenti, e proteste delle femministe dinanzi ad alcuni cinema, anche se al botteghino è andato benone.
La testimonianza della donna si aggiunge ad altre simili accuse di stupro mosse in passato contro Polanski. Tra l’altro, il regista che ha lungamente beneficiato di forti appoggi in Francia continua ad essere nel mirino della giustizia Usa, per lo scandalo legato agli abusi su una minorenne, Samantha Geimer, nel 1977.
Paolo Levi, ANSA