L’annuncio dei 22 Big, fissato insieme alla definizione dei 6 Giovani il 12 dicembre da Villa Ormond in prima serata su Raiuno, è accompagnato dalle consuete «ultime indiscrezioni sul Festival». Il conduttore risponde. Anticipandoci un amore preponderante che – nelle canzoni e quindi anche nelle vite – «non è più sempre e solo un affare di coppia»
«E ora andiamo, che ci mancano ancora dodici Big da scegliere». Verosimilmente scherza, Carlo Conti, ultime prove di studio in jeans e sorriso d’ordinanza, scaletta arrotolata tra le mani a bordo palco.
Manca niente a Sarà Sanremo, la diretta da Villa Ormond in cui, prima serata su Raiuno di questo 12 dicembre, la sua voce definirà i 6 giovani che – tra i 12 finalisti – dal 7 all’11 febbraio saliranno all’Ariston. E soprattutto metterà fine alle altre, di voci, quelle che in queste settimane invece di restringere la rosa dei nomi dei 22 cantanti in gara al Festival, non hanno fatto che allargarla.
Tra talent (Elodie di Amici e Chiara Galiazzo di X Factor), nostalgie (Fausto Leali e Michele Zarrillo), ex Nuove proposte (Francesco Gabbani e Ermal Meta), storie imperdibili (una per tutte: quella dei Jalisse e della mobilitazione delle loro truppe social, nel desiderio di potere tornare a 20 anni da quel memorabile 1997 in cui vinsero con Fiumi di parole) è solo su Fiorella Mannoia che qui nel backstage si mette già da ora la mano sul fuoco senza paura di bruciarsi.
L’infarto ha certo giocato un brutto scherzo ad Al Bano, che sognava e ancora sogna di festeggiare in questo tempio il cinquantesimo anniversario di un suo grande classico, Nel sole: «Gli ho mandato un messaggio per capire come stesse, mi ha richiamato cantando», racconta Conti con tono rassicurato, fuori le palme e il mare della Riviera. «Lì ho capito che non è un uomo, ma una specie di Superman. Già che c’ero, mi sono fatto tranquillizzare: mi ha promesso che non si sentirà male, che il suo cuore reggerà in ogni caso, sia se alla fine rientrerà nella lista che se no».
Su vallette e dintorni, il silenzio e qualche «bischerata toscana» difendono le trattative in corso. Si era parlato di Chiara Ferragni e Miriam Leone, di Valeria Marini insieme a Pamela Prati. «Melania Trump come ospite internazionale? Mi conoscete, mi piacciono le sorprese, i costumisti sono però ancora alla ricerca di una cravatta rossa e di una parrucca con ciuffo biondo…».
Una cosa per volta, dunque. «Adesso è il tempo dei ragazzi. E dell’amore, che rimane il tema portante di ogni brano presentato, ma si declina pure verso una madre, un padre, altri legami e pianeti. Non è più un affare solo di coppia».
E così, fino alla mezzanotte, staremo dentro le Cose che danno ansia di Tommaso Pini, con le Canzoni fanno male di Marianne Mirage (scritta e composta da Kaballà e Francesco Bianconi dei Baustelle), nella poesia da Scampia di Maldestro, nel pop/nu-folk dei La Rua (Tutta la vita questa vita), nell’allegria Difficile dei The Shalalalas, nel Niente è impossibile di Chiara Grispo. E nell’Universo di Francesco Guasti, che solo nel 2016, sempre qui, appena eliminato, per la rabbia ha preso a calci una porta, dietro nei camerini. Ma poi ha insistito. Il perché l’ha messo in versi: «Il futuro è di chi se lo prende».
Lavinia Farnese, Vanity Fair