Nel febbraio del 2023 il Teatro alla Scala di Milano, da 250 anni Tempio dell’opera, della musica classica e del balletto, si è aperto per la prima volta alla canzone popolare – intesa nell’accezione anglofona di popular music – e lo ha fatto con il più nobile e il più autenticamente popolare tra gli autori di canzoni in lingua italiana, il più artista e il più artigiano, il più letterario e il più musicista, il più classico e il più all’avanguardia: Paolo Conte.
Da questo evento eccezionale, dalle proporzioni storiche e performative enormi, è nato il film documentario “Paolo Conte alla Scala, Il Maestro è nell’anima che verrà presentato fuori concorso al 41.mo Torino Film Festival. Successivamente il titolo arrivera nelle sale cinematografiche dal 4 al 6 dicembre.
Lo storico concerto ne è insieme fulcro preponderante e pretesto per entrare nell’anima del Maestro, osservarlo dietro le quinte e durante le prove, e interrogarlo nel suo rapporto con la musica e con i musicisti, con le parole e le sue passioni. La voce del Maestro di oggi si mescola poi con quella del Paolo Conte giovane, attraverso immagini di repertorio dell’archivio di famiglia che raccontano “sotto le stelle del jazz, ma quanta notte è passata”.
Musica, ricordi e confidenze quindi si uniscono in questo film prezioso, intimo e poetico, che va dritto al cuore artistico di un musicista che nel 2001, al termine della sua tournée negli Stati Uniti, la critica americana definì “traghettatore estetico dal Novecento al futuro”. Una definizione precisa, capace di mettere in luce al contempo lo spirito radicale e originario dell’opera del Maestro e la sua grana più modernista, in grado di darsi autenticamente al domani, grazie all’eterna contemporaneità che è propria della classicità.
Proprio per onorare e insieme valorizzare questa spinta verso il futuro che è propria della musica di Paolo Conte, attorno al film è stato concepito da Sugarmusic un progetto più ampio, ambizioso, contemporaneo e multipiattaforma che comprende anche:
- un album in formato esclusivamente fisico – vinile e cd in uscita per Sugar il 24 novembre – testimonianza unica e definitiva di un evento storico, primo e dunque irripetibile nello spettacolo musicale italiano e internazionale
- un podcast – prodotto da Sugar Play in collaborazione con Chora Media scritto e raccontato da Giulia Cavaliere, online sempre il 24 novembre – cioè lo strumento narrativo e digitale più contemporaneo di tutti, nel quale avrà spazio uno speciale corpus di voci e di mondi artistici contemporanei come Caterina Caselli, Francesco De Gregori, Lucio Corsi, Francesco Bianconi, Dente, Colapesce e Dimartino, Mahmood e la linguista Beatrice Cristalli che traghetteranno Paolo Conte dal Novecento al domani, proiettandolo nel futuro della musica e delle canzoni nella nostra lingua.
Una narrazione moltiplicata attorno ad uno scenario poetico quello di Paolo Conte – già di per sé intriso di molteplicità lirica e pluralità dei significanti – che punta a trasmetterne la bellezza alle nuove generazioni, al futuro.
“Paolo Conte alla Scala è la realizzazione di un sogno che viene da molto lontano, è un’idea fissa che mi ha perseguitato per anni, praticamente da quando ho cominciato a collaborare con lui per divulgare e valorizzare la sua arte a livello internazionale, in sintonia col suo Manager Renzo Fantini.
Sono da sempre invaghita delle sue qualità artistiche, riflesso di una complessità che va ben al di là delle sue splendide canzoni: le parole, la musica così colta, ispirata e allo stesso tempo diretta e popolare, i disegni, la sua stessa presenza scenica così unica. La sua classe. Qualche tempo fa, assistendo ad un suo concerto, si è risvegliata in me prepotente quell’idea da sempre cullata che un artista di quella grandezza potesse esibirsi nel più importante teatro musicale italiano: La Scala. Lo scorso 19 febbraio il Maestro con la sua orchestra ha trionfato, come è giusto che sia, chiudendo il concerto fra applausi scroscianti — la tenacia vince sempre.”
Ho sempre amato profondamente la musica di Paolo Conte. Da ragazzo, studiando all’estero, l’ho inseguito nei suoi concerti europei a Parigi, Bruxelles e in Olanda. Ero rapito dalla sua musica, dalle sue immagini, da lui. Così diverso da tutti gli altri, portatore di eleganza e di fascino di tempi andati, eppure così moderno nella sua misura, quasi nel non esserci. Produrre il suo concerto alla Scala di Milano è stato come averlo finalmente raggiunto, convinto a lasciarci la sintesi di tutti i suoi viaggi, per tenerla con noi per sempre”.