Britney Spears ha perso almeno temporaneamente il ricorso per “divorziare” dal “padre padrone” James Spears: un tribunale di Los Angeles ha rifiutato di esaminare il caso presentato dalla trentottenne pop star per rompere il legame che da oltre un decennio assoggetta le sue finanze e la sua carriera alle decisioni paterne.
E’ dal 2008, dopo il grave e pubblico crollo nervoso della figlia (le sue foto con la testa rasata avevano fatto allora il giro del mondo), che James è diventato il tutore legale di tutto il patrimonio e della carriera della cantante, un ruolo per cui si dice sia pagato circa 130 mila dollari all’anno.
Il termine legale in California è “conservatorship” e diversi esperti legali avevano presto storto il naso perché – opinione confermata anche dal “Los Angeles Times” – questo tipo di tutela viene applicata, in genere, a chi ha disturbi mentali o è anziano.
Nell’ultima udienza ieri a Los Angeles, la giudice della Superior Court si è rifiutata di accogliere il ricorso di Britney pur non escludendo di poterlo fare in futuro.
“La mia cliente mi ha informato che ha paura del padre”, aveva detto alla corte l’avvocato di Britney, Samuel D. Ingham: “Mi ha detto che non si esibira’ più fin tanto che il padre avrà il controllo sulla sua carriera”.
Sono anni che i fan di Britney sostengono rumorosamente la sua causa attraverso il movimento #FreeBritney che ha raccolto adesioni a tutto campo, da Cher a Paris Hilton, da Miley Cyrus all’organizzazione American Civil Liberties Union.
Alessandra Baldini, ANSA