I CENTO PASSI DI LEA GAROFALO, IL REGISTA: ‘UNA DONNA CHE RIFIUTA DI ESSERE LA CUSTODE DEL SANGUE’

I CENTO PASSI DI LEA GAROFALO, IL REGISTA: ‘UNA DONNA CHE RIFIUTA DI ESSERE LA CUSTODE DEL SANGUE’

lea garofalo

(di Lara Gusatto, healing Tvzap)Marco Tullio Giordana torna sul piccolo schermo il 18 novembre su Rai Uno con un political crime, find racconto civile e storia vera ispirata alle drammatiche vicende di una vittima della ‘ndrangheta. L’anteprima al Roma Fiction Fest 2015.

Ci sono terre in cui nascere donna vuol dire non essere libere. Di studiare, di lasciare un compagno che non si ama più, di sognare un futuro diverso. In una di queste terre nasce Lea Garofalo. Un destino segnato: il fratello è il capocosca locale, il compagno uno dei suoi uomini più fidati e gestisce spaccio e usura a Milano. Ma Lea non ci sta, vuole un futuro di libertà e non di paura per lei e sua figlia Denise. Lascia il compagno, rivela i suoi traffici alla giustizia. Il 24 novembre 2009 Lea scompare. Denise coraggiosamente denuncia il padre e permette di individuare i responsabili dell’omicidio. “E’ una storia importante che mette in rilievo la ribellione ad un sistema di collusione mafiosa, familiare, dal quale non si può uscire. Queste due donne non ne vogliono più far parte. Rompono con quell’integrità mafiosa” racconta il regista Marco Tullio Giordana “La crisi familiare interna ai nuclei della ‘ndrangheta è l’unica cosa che li può intaccare perché altrimenti il sistema è impenetrabile, gli investigatori non ci possono arrivare, non ci sono tracce, impronte, la famiglia fa quadrato, molto più che la mafia siciliana, i vincoli associativi non sono così forti come quelli di sangue. Il fatto che ci siano donne che rifiutano di essere le custodi del sangue, quella è la crepa che rompe la fortezza”.
“Tutti si possono salvare” spiega Marco Tullio Giordana “se scattano prima le protezioni, se si capisce che rischio corrono, se le si protegge e le si salvaguarda. Anche Peppino Impastato avrebbe potuto salvarsi se avessero capito che era nel mirino della mafia, ma ai suoi tempi addirittura si negava l’esistenza della mafia”.

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