La band irlandese in Italia per quattro date tutte al Forum di Assago. Continua il tour all’insegna dell’unità europea
Quando su Get out of your own way sullo schermo si compone, dalle singole bandiere nazionali, quella dell’Ue col cerchio di 12 stelle, la gente, come in tutti gli altri concerti del tour degli U2 per il disco Songs of experience, applaude. “Non sapevamo che reazioni avrebbe suscitato – ha scritto il leader della band irlandese proprio su Repubblica -. Il che, in un certo senso, era esattamente il motivo per cui intendevamo farlo. Volevamo scoprirlo”.E l’hanno scoperto. La bandiera dell’Europa sa ancora emozionare quanto One e Pride: standing ovation ovunque, anche al Forum di Assago nella prima delle quattro date italiane (le altre il 12, il 15 e il 16) con cui gli U2 stanno portando in giro il nuovo album Songs of experience. E soprattutto quello, nel senso che ben 7 canzoni delle 25 totali vengono da qui, come The blackout (che apre i concerti dopo l’intro con Zooropa), Love is bigger than anything in its way, 13 (there is a light) e You’re the best thing about me.Qualcuno resta un po’ deluso per la scelta di non mettere anche qualcosa di The Joshua tree, forse il loro disco più famoso, che ha appena festeggiato il trentennale. Niente With or without you, Where the streets have no name, I still haven’t found what I’m looking for. C’è giusto One, e altri classici come New year’s day, One e Pride, che è il momento più intenso: sul maxischermo scorrono immagini di nazisti, guerre, profughi, in platea partono pugni alzati, Bono grida “Grazie italiani per l’amore e la tolleranza che mostrate coi rifugiati, gli altri dovrebbero vergognarsi”, anche se il governo ha finora mostrato altro. Ma il milanese Salvini non risulta essere presente in platea, quindi non dovrebbero esserci tweet di contestazione. Aggiungiamoci la campagna “La povertà è sessista” tema dell’anno di One (l’onlus di Bono) per l’azzeramento della discriminazione di genere per le donne che vivono in povertà.Per l’Italia gli U2 hanno scelto Emma Marrone, e la sua voce risuona nel video di Women in love dedicato a questo, subito prima di One (la canzone). Idee politiche, certo, qua e là sembra davvero un comizio. Ma è anche un grande concerto, anzi un grande spettacolo, dato che la scenografia esalta e sottolinea le canzoni. Due palchi, il principale, rettangolare, e il secondario, tondo, uniti da una passerella che taglia a metà il parterre per il lungo e che è circondata dai maxischermi che si alzano e diventano anche lo sfondo per chi scarica sul cellulare la app U2 Experience e lo inquadra: si vedono prima un iceberg che lentamente si scioglie sommergendo il pubblico, poi un Bono virtuale che canta. L’importante è poi non lamentarsi di chi usa il telefonino ai live. Di sicuro non si lamenta il pubblico. Quello di Milano è appassionato nel cantare anche gli ultimi brani, ancora poco noti, e tutte le date di Assago sono andate rapidamente sold out (50mila persone in totale), coi fan in coda già dalla mattinata malgrado la pioggia torrenziale. Quello mondiale, anche se la band per molti non è certo più allo zenit della carriera e dell’ispirazione, li premia al botteghino: nel 2017 i concerti per il trentennale di The Joshua tree hanno incassato 316 milioni di dollari, numero uno tra i tour, e quest’anno sono per il momento al sesto posto.Motivo? Semplice. Bono potrà aver perso un po’ di voce – benché ad Assago sembri proprio tornata quella di sempre – le nuove canzoni potranno essere lontane da Achtung baby, ma restano uguali il carisma e il senso del rock degli U2, e lo spirito dei fan, che va oltre la semplice passione per la musica: è un sentimento civico, verrebbe da dire un idem sentire politico, e non solo per l’afflato europeista. Tutto è tranne che un caso che l’inizio della serata, Zooropa, sia accompagnato da immagini delle distruzioni della Seconda guerra mondiale e le parole del discorso finale che Charlot fa sostituendo Adenoid Hynkel nel Grande dittatore di Chaplin, un discorso di pace, amore, libertà e fratellanza, e poi immagini di Trump e delle proteste di #metoo.Bono ha le idee chiare. Anche se la politica intende continuare a farla solo come personaggio pubblico e libero pensatore. Il che è un bene per lui e per gli amanti del grande rock. “Paul McCartney è morto, la più grande band di tutti i tempi siamo noi”, scherza a un certo punto Bono. Ma, a proposito di politica, se al Forum si fosse votato il sì avrebbe vinto all’unanimità.