MICHELLE HUNZIKER: «PRIMA DI TOMASO, PENSAVO DI FERMARMI»

MICHELLE HUNZIKER: «PRIMA DI TOMASO, PENSAVO DI FERMARMI»

«Lì, ad Aurora già grande e un lavoro appagante». E invece: 5 anni fa s’innamora di Tomaso Trussardi, si sposano, nascono Sole e Celeste. A cui insegna che «possono stirare anche i maschi»

Nel vocabolario di Michelle Hunziker non c’è spazio per i musi lunghi, il negarsi, il trattenersi, l’antipatia. Ha la saggezza di sapere che è venuta al Lido di Venezia, durante la Mostra del Cinema, perché la sua causa contro la violenza sulle donne, che quindi è anche la causa di tutte le donne, abbia la migliore visibilità possibile. E così, a margine della presentazione dell’Amore che vorrei, il nuovo cortometraggio di Gabriele Pignotta per la nuova campagna di Doppia difesa a tutela del genere femminile (dove la conduttrice recita, anche), si lascia andare senza darsi e darci limiti, prima di tornare a Striscia la notizia (per la prima settimana in compagnia di Belén Rodriguez: «Ci divertiremo, come ai 20 anni di Zelig, con cui chiuderemo la storia del programma, insieme ai più grandi comici della storia italiana»).

Come va con le sue figlie?
«Aurora, 20 anni, mi tiene impegnata a livello emotivo. Com’è che si dice? Grandi figlie, grandi problemi. A livello fisico, invece, ci pensano le piccole a distruggermi. Celeste non dorme mai, nonostante mi avesse illusa con una gravidanza perfetta. Sole invece è adrenalinica il giorno e fino alla favola della buonanotte non mi lascia respirare. Ma va bene così: significa che sono vive e intelligenti».

A ottobre fa due anni di matrimonio con Tomaso Trussardi. Bilancio?
«Il tempo è volato. Tutto, quello che abbiamo trascorso insieme. Ogni tanto dopo cinque anni ci guardiamo e immaginiamo la grande festa che faremo quando raggiungeremo i 10. Lo sposerei ogni giorno».

Se l’aspettava, una seconda vita così?
«Ero già nelle condizioni di smettere di sognare altra felicità: Aurora grande, un lavoro appagante, pensavo di fermarmi lì. E invece. Non finirò mai di ringraziare».

Da personaggio ha vinto lo Starlight International Cinema Award per l’impegno sociale. Da madre: come si educa, in casa, alla non-violenza?
«Educando al rispetto. L’altro giorno Giulia (Bongiorno, l’avvocato con cui ha fondato Doppia difesa, ndr) mi ha raccontato che era in un negozio di giocattoli e la commessa ha tolto il ferro da stiro che aveva nelle mani suo figlio, Ian, dicendogli: “Ma sei un maschietto! Non si gioca a stirare!”. Ecco, quella che chiamiamo emancipazione non si compirà mai se continuiamo a procedere per categorie. Un maschio può stirare».

Ne vorrebbe, uno, da crescere bene?
«Sì, e anche Tomaso. Ma decide il cielo, non noi. Comunque, nel caso poverino: in famiglia sono femmine anche i cani».

Vanity Fair

Torna in alto