È stato direttore musicale all’Opera di Roma per dieci anni
Poliedrico, appassionato, infaticabile. Per dieci anni sul podio del Costanzi, direttore musicale dell’Opera di Roma alla quale era rimasto molto legato, ma conosciuto e applaudito in tutto il mondo, dall’Opera de Paris alla Filarmonica di Berlino, dal Teatro alla Scala di Milano al Covent Garden.
Con Gianluigi Gelmetti, scomparso oggi a 75 anni a Montecarlo dopo una lunga malattia, il mondo della musica piange uno dei suoi protagonisti più amati, direttore, compositore, regista, una lunga carriera dal profilo internazionale che lo ha visto presente nei più importanti festival e ospite delle maggiori orchestre europee, americane, giapponesi e australiane. Assistito dalla moglie Stefania e dalla figlia Biancalaura, il maestro si è spento in un ospedale di Montecarlo, dove viveva da anni.
“Ha combattuto come un leone cercando di preservare le persone che gli volevano bene per non turbarle. – racconta commossa all’ANSA Eleonora Paterniti, suo braccio destro da 25 anni – Per noi oggi la musica si è fermata”. Talento precoce (dirige per la prima volta a 16 anni con Sergiu Celibidache, poi allievo di Franco Ferrara all’Accademia Chigiana e di Hans Swarowsky a Vienna), Gelmetti, sottolineano oggi dal Costanzi, occupa un posto speciale nell’Olimpo dei grandi interpreti, anche per la vastità e poliedricità del suo repertorio. Ha diretto in tutto il mondo, dall’ Europa alle Americhe, in Australia, Giappone, Cina, Qatar. Prima dell’Opera di Roma aveva guidato l’Orchestra della Radio di Stoccarda, poi l’Orchestra Sinfonica di Sydney. Nel 2012 la Principessa Carolina di Monaco gli aveva affidato l’Orchestre Philharmonique de Monte-Carlo di cui rimase direttore musicale ed artistico fino alla fine del 2016 ricevendo quindi il titolo di Chef Honoraire a vita e la nazionalità monegasca. Fra i momenti più significativi dell’attività di compositore si ricorda Prasanta Atma, che gli era stata commissionata dai Münchner Philharmoniker in memoria del suo maestro Sergiu Celibidache, e La cantata della Vita dal Comunale di Bologna ripresa e registrata in CD dall’Orchestra Sinfonica di Sydney. Ma tanti sono stati anche i riconoscimenti, dal Rossini d’Oro per il Guglielmo Tell al premio della critica giapponese per la sua direzione della Sinfonia n° IX di Beethoven. E ancora, il Libro d’Oro del Festival Beethoven di Bonn, il Prix de la Critique per il Maometto II di Rossini, il Diapason d’Or per il suo CD su Alban Berg, il Premio Verdi. Molto vasta anche la produzione discografica, con incisioni per Emy, Sony, Ricordi, Fonit, Teldec, Naxos, Agorà, a testimonianza ancora una volta di un repertorio incredibilmente complesso e vasto.
Accademico di Santa Cecilia e della Pontificia Accademia di Belle Arti al Pantheon, è stato nominato da Ciampi Cavaliere di Gran Croce all’Ordine e Merito della Repubblica Italiana, in Francia Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres in Francia, a Monaco Commandeur de l’Ordre du Mérite Culturel. Nel 2018 ha inaugurato la stagione lirica del Teatro Massimo Bellini di Catania, ha diretto Attila per il Festival Verdi di Parma, Tosca a Liegi, Requiem di Verdi a Taranto e Matera, Die Zauberflöte a Catania, Stabat Mater di Rossini a Modena. Il Teatro Verdi di Trieste gli ha conferito la direzione onoraria. “Il suo talento lo ha portato a dirigere in tutto il mondo, tenendo alto il nome del Paese”, sottolinea piangendolo il ministro della Cultura Dario Franceschini. La malattia non gli ha lasciato scampo: “Stava già molto male un anno e mezzo fa, quando diresse Macbeth nel circuito lombardo, anche se fino all’ultimo ha continuato a fare progetti e a guardare avanti”, spiega la sua collaboratrice. I funerali si terranno nei prossimi giorni a Montecarlo in forma riservata. Intanto si sta pensando ad una commemorazione a Roma nel giorno del suo compleanno, il prossimo 11 settembre.
Ansa.it