Nel corso della sua lunga carriera lavorò con Visconti, De Sica, Fellini e Zeffirelli. E disse no a Kubrick
È morto oggi a Roma il costumista Piero Tosi, era nato nel 1927 a Sesto Fiorentino. Nel corso della sua lunga carriera ha collaborato al fianco dei più importanti registi del cinema italiano. Nel 2013 ha ricevuto il premio Oscar alla carriera.Tosi fu allievo del pittore fiorentino Ottone Rosai, studiò all’Accademia di Belle Arti a Firenze e iniziò a disegnare costumi già da ragazzo, ispirandosi alle opere di Shakespeare che divorava avidamente. Il suo nome è indissolubilmente legato alla figura di Luchino Visconti, per il quale ideò i costumi di diverse opere spaziando in tutti i campi dell’arte visiva. Furono suoi i vestiti dell’adattamento in prosa de “La Locandiera” e delle opere liriche “La sonnambula” e il “Macbeth” del regista lombardo. Nel cinema collaborò con il padre del neorealismo in “Senso”; “Rocco e i suoi fratelli”; “Le notti Bianche”; “Il Gattopardo” e “Morte a Venezia”.Oltre a vestire divi e dive del cinema di Visconti, collaborò con i grandi di Cinecitta’, da Vittorio De Sica a Fellini, passando per Mauro Bolognini, Pier Paolo Pasolini, Liliana Cavani e Franco Zeffirelli. Del regista fiorentino curò i costumi di “La Traviata”; “Storia di una capinera” e “Omaggio a Roma”. Per “Storia di una capinera” vinse un David di Donatello nel 1994, il secondo dopo quello dell’81 quando trionfò grazie a “La vera storia della signora delle camelie”, opera di Mauro Bolognini con Isabelle Huppert e Gian Maria Volontè, liberamente ispirato al romanzo di Dumas figlio.Il terzo David lo vinse nel 2006. Fu quello del cinquantenario dalla prima assegnazione del premio. Un riconoscimento speciale perché furono fatte solo otto statuette per ognuno dei più prestigiosi rappresentanti delle principali categorie della storia del cinema. Ai tre riconoscimenti vanno aggiunti 8 Nastri d’argento, 2 British Academy Film Award, e 4 candidature agli Oscar per “Il Gattopardo”, “Morte a Venezia” e “Ludwig” di Luchino Visconti; per “Il vizietto”, capolavoro di Edouard Molinaro con Tognazzi e Serrault e “La Traviata” di Zeffirelli.La statuetta più prestigiosa la vinse nel 2014, Oscar alla carriera per quanto fatto nella storia del cinema italiano, ritirato al suo posto da Claudia Cardinale. Valorizzò mostri sacri della settima arte come Charlotte Rampling, Anna Magnani e Claudia Cardinale. Furono suoi anche i costumi di Sophia Loren in “Matrimonio all’italiana”, film rimasto nell’immaginario collettivo per la trionfale bellezza della diva napoletana.Piero Tosi odiava volare e per questo motivo, quando Stanley Kubrick lo chiamò per chiedergli di ideare i costumi di Barry Lindon, rifiutò. Motivò così la sua decisione in un intervista al Corriere: “Kubrick per Barry Lyndon disse che era abituato ad avere il meglio del mondo pagando il minimo: fui contento di vedere un tale capolavoro senza faticare”, segno inconfutabile della pigrizia che mai nascose e che perfettamente si sposò con la sua genialità.
Agi