(di Tiziano Rapanà) Nemmeno il sarcasmo mi viene più incontro. Solo un masochista può valutare il presente con gli occhi dell’altrove. Tutto è torbido, c’è poco da ironizzare. Si deve abdicare al tavolo da lavoro, alle incombenze del quotidiano. A me basterebbe fingermi eremita per mezz’ora, viaggi da fermo e senza teletrasporto. Fingere per convincere sé stessi che in fondo è il tempo migliore per camminare e pensare. Ma l’esercizio del pensiero è sopravvalutato, alla fine produce inezie. Riusciremo ad evitare il mascheramento mattutino, da faccia buona per ogni occasione e “buongiorno, prendo solo un caffè ché vado di fretta”? La routine legata al sistema perverso delle fatidiche otto ore al giorno non lascia tregua. Sugli apologeti dello stacanovismo mi sorge un dubbio: o non hanno capito o non vogliono capire, eppure potrebbero liberarsi per primi. Contenti loro. Le cose belle, attorno a me, mi consolano. Si dica quello che si vuole ma lo sguardo innamorato di lui e lei al bar è impagabile. Te li vedi parlare fitto fitto e fanno smorfie tutte loro che ti fanno capire la sostanza dell’universo dell’amore. Uno dice: è retorica, ci si dovrebbe liberare dalla post narrativa sentimentale, figlia di Hollywood e delle sue altezzosità in fatto di sentimenti, basta con gli emoticon e i cuoricini ai post raffiguranti gli aforismi su quanto è bello dirsi ti amo. Ma no che non serve dirselo. Non è necessario e se lo si fa i casi sono due: o si affonda il dito nella piaga dell’inquietudine e dell’incertezza o si presta il fianco alla banalità, tipica dei tipini senza fantasia (l’immagine è sempre quella: li vedo al pc a digitare compulsivamente frasi celebri da dire alla propria amata, ovvero: tentare di fare bella figura per prospettarsi un sì a cottimo, dopo). Ma sono così belli questi due giovani al bar, con il loro sguardo fatto di una speranza in divenire. La trappola dell’illusione ancora non si è palesata, forse è la volta buona e avranno solo da sorridere al futuro. E va bene ogni sorriso, anche a denti ingialliti e storti. Gli amori sono belli, perché naturalmente mondati dalle storture dell’esistenza. Non tutto è piombo quello che si vede, è oro anche se non luccica. Quello che non si vede è il bello del vivere e dell’amare, è la normalità, il gusto per il consueto che si ripropone con il garbo delle piccole cose belle. No, il gossip non rende giustizia all’amore vero. Il girovagare tra un filarino dopo l’altro è solo un volgare colpo di sciabola. Non si coglie il rischio del colpo di fulmine, quando i due innamorati si guardano e si compie l’imprevisto: sarà estasi o harakiri? Il gossip non ha il colore tenue della coppietta al bar. Non tutto l’amore tra i famosi è gossip, incitazione al vacuo. Tutt’altro. A vederli e leggerli (sui giornali e siti), Rosanna Lambertucci e il suo compagno si presentano così: naturalmente arcinemici del turbine del chiacchiericcio, che vuole ridursi a clamore. Sono una coppia normale, affiatata e pure esemplare per come vive con serietà il sentimento. Si sposeranno, la data c’è. No, qui non si inzuppa il biscotto nel latte del pettegolezzo. Il bene è reale, palpabile. Auguroni, sarete belli come questa coppietta di giovani dallo sguardo perso in un altro che si fa mistero nel mistero degli avventori del bar.