Di Livia Drusilla nei libri di scuola “magari abbiamo trovato una riga quando si parlava di Augusto, di Tiberio o di Caligola. Sono rimasta veramente sorpresa di quanto poco le fonti parlino di lei.
Proprio perché la storia antica è stata raccontata dagli uomini, la versione che ce n’è arrivata è piena di buchi, è parziale”. Lo dice all’ANSA Kasia Smutniak che, dopo Diavoli, torna protagonista in una serie Sky Original, Domina, ritratto, sullo sfondo del passaggio dalla Repubblica all’Impero, della terza e ultima moglie di Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto, donna intelligente, ambiziosa, brillante, potente consigliera del marito, considerata da alcune teorie storiografiche la mente politica che avrebbe influenzato molte sue scelte. La serie debutterà su Sky e NOW il 14 maggio, con tutti e otto gli episodi subito disponibili, in onda anche ogni venerdì su Sky Atlantic.
Livia “forse è stata la vera prima femminista, ha creato leggi apposta per le donne, che consentissero loro di mantenere le proprietà e non perdere i figli dopo il divorzio. Allora le donne erano come oggetti di riproduzione. Questa è una storia che ci dice come duemila anni fa fossero stati fatti dei passi avanti poi cancellati. E’ un allarme che vale anche oggi, ci dice come certe conquiste possano essere messe a rischio”. Anche considerando il fatto che ancora oggi, in molte parti del mondo, “le donne sono private di tutti i diritti”. Girata a Cinecittà, prodotta da Sky Studios, Fifty Fathoms e Tiger Aspect Productions, ‘Domina’ è stata creata e scritta da Simon Burke.
Nel cast anche Matthew McNulty, interprete di Augusto (“la serie è anche il racconto della loro appassionata storia d’amore” aggiunge Smutniak), Claire Forlani, Colette Dalal Tchantcho, Liam Cunningham e Isabella Rossellini. Livia Drusilla “era un personaggio fondamentale di quel periodo, era venerata, ma la sua storia è stata cancellata già dal figlio Tiberio – aggiunge Kasia Smutniak -. Pensiamo solo a quanto le donne dovessero subire, essendo considerate solo come oggetti di riproduzione. Il famoso dito dell’imperatore, che dava o toglieva la vita, era nato ancora prima, perché quando una donna partoriva una femmina era il marito a decidere se la piccola dovesse vivere o no”. Oggi la figura “della donna che è completa solo se diventa madre è ancora molto radicata nella nostra società, la donna spesso deve rinunciare o al lavoro o ai figli. La società dà un’ingiusta possibilità di scelta, ma noi non vogliamo scegliere, abbiamo diritto a entrambi”.
Cosa ritrova in sé di Livia Drusilla? “Penso di essere anch’io forte, ma mi piacerebbe essere tanto determinata quanto lo era lei. L’ambizione poi proprio non ce l’ho”. L’attrice, che ritroveremo come protagonista di Pantafa di Emanuele Scaringi, di 3/19 di Silvio Soldini e de Il colibrì di Francesca Archibugi, con Piefrancesco Favino e Nanni Moretti, tratto dal romanzo Premio Strega di Sandro Veronesi, è una grande appassionata di storia: “Mi interessano di più altri periodi come la seconda guerra mondiale, forse perché vengo da un Paese, la Polonia, dove se ne sente ancora l’influenza. Sono cresciuta in città come Varsavia dove c’erano ancora i segni degli spari sui muri; la casa di mia nonna a Lodz è stata costruita sull’ex ghetto. E’ molto importante conoscere e tramandare la storia per poter migliorare e cercare di evitare gli stessi errori”.
Francesca Pierleoni, ANSA