Dopo l’anteprima italiana al Bif&st di Bari e al Bergamo Film Meeting, “Bella ciao”, film documentario della regista bolognese Giulia Giapponesi, arriva nelle sale cinematografiche sino al 13 aprile
Da inno dei partigiani a canzone di lotta delle nuove generazioni di tutto il mondo, hit dei più famosi artisti internazionali e colonna sonora della serie Netflix La casa di Carta. A quasi un secolo dalla sua nascita, la forza di Bella Ciao non si arresta. Il film racconta i misteri, la genesi e la storia della canzone della Resistenza, che riappare ovunque si combatta contro l’ingiustizia. Un canto inarrestabile, oggi patrimonio dell’umanità nella lotta per la libertà. L’opera, diretta da Giulia Giapponesi, sarà nelle sale cinematografiche sino al 13 aprile distribuita da I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection e successivamente verrà trasmessa il 22 aprile su Rai 3.
LE PAROLE DELLA REGISTA DI BELLA CIAO GIULIA GIAPPONESI
Anche se a noi Italiani può sembrare incredibile, oggi una larga parte dei giovani di tutto il mondo conosce “Bella Ciao” solo in quanto colonna sonora della serie spagnola di Netflix La Casa di Carta, che dal 2018 l’ha resa una hit internazionale, oggetto di remix dance e techno e ispirazione per cover di artisti di tutto il mondo. Sotto i video di Bella Ciao che si trovano su YouTube, teenager e adulti lasciano ogni giorno commenti in cui dichiarano il loro amore sia per Bella Ciao che per la serie TV. A volte, tra questi, si trovano commenti di utenti italiani che lamentano un utilizzo “irrispettoso” del canto dei partigiani, ma anche, al contrario, ringraziamenti a La Casa di Carta per aver reso famosa nel mondo una canzone del nostro Paese.
Ma il suo successo mondiale è davvero merito de La Casa di Carta? L’idea alla base del film nasce dalla necessità di ristabilire il percorso biografico di Bella Ciao alla luce del suo essere diventata canzone internazionale. Una necessità che diventa più urgente in questo momento storico di passaggio, dove la Memoria della Seconda Guerra Mondiale – raccontata dalla viva voce di chi ha vissuto l’occupazione nazifascista – lascia il passo alla Storia, intesa come racconto del passato attraverso le fonti documentali. La biografia di Bella Ciao si intreccia dunque alla storia del nostro Paese. Il suo diffondersi inizia durante la guerra, ma soprattutto negli anni del boom economico, quando Bella Ciao diviene nota in tutto il mondo grazie ai Festival della Gioventù, raggiungendo quel successo internazionale che oggi tanti attribuiscono erroneamente a Netflix. In questo racconto, accompagnato da materiale d’archivio inedito e da immagini di cronaca dal mondo, la voce delle memorie dei testimoni della Resistenza ancora in vita si confonde con quella degli attivisti che nelle lotte in Cile, Turchia, Iraq e in Kurdistan hanno cantato Bella Ciao. Attraverso vivaci conversazioni con storici (non senza forti contrasti fra loro), musicisti e autori dei nuovi testi della canzone, emerge una grande verità, già espressa da un personaggio del famoso romanzo Il Postino: “La poesia non è di chi la scrive, ma di chi gli serve”. Bella Ciao è triste, è allegra e la sua melodia conquista persone lontanissime tra loro sia geograficamente che per età ed estrazione sociale. Il suo messaggio universale di libertà risiede nella sua semplicità e bellezza, una sorta di lasciapassare che le permette di superare barriere culturali e linguistiche.