“CONDURRE IL FESTIVAL? MAI, TROPPO FATICOSO. PERÒ È UNICO AL MONDO”

“CONDURRE IL FESTIVAL? MAI, TROPPO FATICOSO. PERÒ È UNICO AL MONDO”

Il cantante ormai “italiano” ha omaggiato George Michael: “È sempre stato il mio

mikaA Sanremo ci è venuto la prima volta dieci anni fa. Quando era una star internazionale ma poco conosciuta in Italia.
Ora da noi è famoso quasi quanto Carlo Conti e potrebbe essere un suo degno successore. Perché Mika non solo ha una voce formidabile, non solo è un ottimo performer, ma è così versatile, brillante, colto, ironico e divertente che sembra nato apposta per fare lo showman. Ieri sera è tornato sul palco dell’Ariston portato dall’onda dei suoi successi italiani, da X Factor, di cui è stato giudice per tre anni a Stasera Casa Mika, lo show di Raidue che lo ha consacrato nuovo Fiorello nostrano. Ha reso omaggio a George Michael, uno dei suoi maestri musicali e spirituali, morto la notte di Natale, rievocando un brano difficile da interpretare, Jesus to a child.
Mika, chi era Michael per lei?
“Sono stato un suo stalker musicale. È sempre stato il mio eroe. Ho una tale ammirazione per lui da non aver mai avuto il coraggio di conoscerlo. Ho scelto di lavorare negli stessi studi di registrazione dove ha inciso lui. Però non pensavo che morisse così giovane. E fare la cover di un suo brano mi ha dato gioia, ma anche molta ansia”.
Conti dice di averla invitata in quanto cantante italiano, non come star internazionale. Ormai si sente cittadino italiano?
“Io sono contento di essere uno zingaro, di non appartenere a nessuna chiesa, di non assumere alcuna identità. Questo mi rende libero. Ho il passaporto americano, ma non quello libanese perché sono libanese per parte di madre e lì funziona così. Lavoro in tanti paesi, giro per Francia, Italia, Germania, Stati Uniti e questo mi permette di essere tante cose diverse rimanendo però sempre me stesso”.
È capace di fare di tutto, che ne direbbe di presentare uno dei prossimi Festival?
“Noooooo. Mai. È troppo difficile, troppo faticoso. Sarei terrorizzato, bisogna avere una grande esperienza per gestire una macchina così complessa, soprattutto se c’è qualcosa che va storto. Solo per fare questa ospitata sono stato in agitazione due settimane”.
L’altra sera Conti ha portato sul palco due ragazzi di un’associazione contro il bullismo, lei da piccolo a scuola ha sofferto per questo motivo e si è salvato grazie alla musica…
“La musica è potente, la musica è libertà. Io sono dislessico e da piccolo i miei compagni di scuola mi picchiavano. Allora io preferivo essere invisibile, perché se mi facevo notare correvo il rischio che mi saltassero addosso. Mi rifugiavo nella musica perché mi faceva sentire forte, un supereroe, e sapevo che se l’avessi coltivata un giorno mi avrebbe aiutato. Facevo fatica a parlare e scrivere, cosa dovevo fare? Cantare… Quando canti diventi visibile”.
Al Festival sono in gara ragazzi passati per X Factor, come le sono sembrati?
“Meritano di essere qui, perché non è automatico il passaggio dai talent show a Sanremo. Sia Chiara sia Michele (Bravi) hanno attraversato momenti difficili dopo X Factor: lei ha dovuto trovare nuove strade musicali, lui si è reinventato come youtuber. Quando le luci si spengono e ti trovi solo senza tutto il clamore di prima ti senti perso. Per essere qua hanno dovuto faticare come matti”.
Si farà il secondo Stasera Casa Mika?
“Direi proprio di sì, nella prossima stagione: ci vuole un po’ di tempo per prepararlo perché vorrei cambiarlo molto, sto pensando di scrivere delle canzoni apposta per il programma”.
E secondo lei come se la passa la musica italiana?
“Qui c’è un mix molto interessante, però non ci sono molte possibilità per la musica indie, lontana dalla cultura mainstream, non ci sono abbastanza locali dove suonarla, di piccole dimensioni e alta qualità, neanche a Milano. Quindi diventa difficile trovare opportunità di crescita per chi aspira a diventare un artista internazionale. Una vera frustrazione. Ma bisogna anche essere orgogliosi di una grande manifestazione come Sanremo, che non ha pari nel mondo, senza vergogna di fare spettacoli popolari”.

Laura Rio, il Giornale

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