Prove d’attrice per Angiolini, Lazzarini, Guarnieri, Ricci
A due anni dall’esplosione mondiale del #metoo, nel pieno del fiorire di campagne contro femminicidio e gender–gap, si può forse davvero parlare di una nuova ondata di consapevolezza femminile che in qualche modo si riflette e cresce anche sui palcoscenici del teatro italiano.
Dove a scorrere i cartelloni dei primi mesi del 2020, sembra sempre più saldo e promettente un “teatro delle donne”, che dalle donne è diretto, scritto, recitato o che le donne racconta a platee che non siano, però, per forza esclusivamente “rosa”.
Titolo molto atteso è certo “Misericordia“, nuovo spettacolo di Emma Dante, regista che all’universo femminile si dedica spesso in diverse declinazioni, da successi come “Le sorelle Macaluso” all’Eracle femmina al Teatro greco di Siracusa. Questa volta la Dante porta in scena la forza delle donne condannate a lottare per sopravvivere, a combattere con ogni possibile risorsa per emergere dal degrado e dallo squallore in cui la società pare averle relegate, con la storia di Anna, Nuzza e Bettina, che lavorano a maglia di giorno e si vendono la notte, e del povero orfano menomato che vive con loro (debutto 14 gennaio al Piccolo di Milano).
Dopo il successo di “In nome del padre” è alla Madre, figura spesso intoccabile, a volte soffocante nei confronti dei figli, altre escludente verso i padri, che Mario Perrotta dedica il secondo capitolo della sua trilogia sulla famiglia, con la consulenza di Massimo Recalcati (dal 7 gennaio al Piccolo poi in tournée). Laura Curino e Lucia Vasini raccontano invece le storie de “L’anello forte” che Nuto Revelli, cantore di un’Italia contadina d’altri tempi, assegna alle donne: memorie di lavoro e tenacia, storie struggenti di soprusi ed emancipazione dove in campagna prima e nell’industria poi si affrontano i desideri di autonomia e libertà per un futuro diverso per se stesse e per i propri figli (maggio al Gobetti di Torino).
Ci sono poi i grandi omaggi. Ai dieci anni della scomparsa la Merini rivive in scena con Milvia Marigliano in “Alda. Diario di una diversa” (maggio, Duse di Genova). Vivian Maier, astro della street photography americana, è al centro di “Tutt’intera” di Guillame Poix con Tamara Bartolini e Michele Baronio (febbraio, India di Roma). Mary Anderson, che inventò il tergicristallo, Maria Curie, Nobel per la fisica, Tina Anselmi, primo ministro della Repubblica Italiana, Tina Modotti, fotografa di guerra, sono tutte in palcoscenico in “Se non posso ballare… non è la mia rivoluzione”, il nuovo spettacolo di Lella Costa ispirato a “Il catalogo delle donne valorose” di Serena Dandini (tournée al via il 25 gennaio dal Teatro Trivulzio di Melzo – MI).
L’attualità irrompe poi con l’indagine teatrale di Carlotta Corradi sullo scandalo delle “baby squillo” dei Parioli in “Nel bosco” (dal 9 gennaio all’India). O con il tema del femminicidio in “Scene di violenza coniugale / atto finale” di Gérard Watkins, per il quale Elena Serra firma una regia nello spazio di un vero appartamento (dal 20 gennaio alla Galleria d’arte Franco Noero di Torino).
Tahar Ben Jelloun, tra le voci più alte e libere della letteratura araba, apre una finestra sulla condizione femminile nel suo mondo con “Creatura di sabbia” interpretato da Raffaella Azim (febbraio, Duse di Genova). Da una storia vera, Anna Della Rosa ne “L’angelo di Kobane” di Henry Naylor diventa la giovane Rehana che in un villaggio della Siria sogna di diventare avvocato, ma si ritrova in prima linea contro l’ISIS (marzo, Brancaccino di Roma e poi tournée).
Elena Sofia Ricci torna al teatro e affronta il tema dell’Olocausto nei panni di Sylvia, l’ebrea, casalinga, improvvisamente colpita da paralisi dei “Vetri rotti” di Arthur Miller (febbraio, Eliseo di Roma e poi in tournée), inaugurando una lunga galleria di bellissime occasioni per una prova d’attrice. Come “Il nodo” di Johnna Adams, in cui Ambra Angiolini e Ludovica Modugno si fronteggiano sul tema dell’educazione dirette da Serena Sinigaglia, a sua volta regista che solo nei prossimi sei mesi vanta il record personale di ben 11 spettacoli in scena. Ma c’è anche “Harper Regan. Due giorni nella vita di una donna” per Elena Russo Arman con cui Elio De Capitani ha fatto conoscere in Italia la scrittura di Simon Stephens (giugno, Elfo Puccini di Milano). O la madre e la figlia attiviste politiche de “L’eclisse” Joyce Carol Oates che Francesco Frongia affida a Ida Marinelli ed Elena Ghiaurov (marzo, Elfo Puccini). Per la Ghiaurov c’è anche l’ossessione del tempo che passa di “Jezabel”, da uno dei romanzi più noti di Irène Némirovsky per la regia di Paolo Valerio (febbraio, Rossetti di Trieste e poi in tournée). E ancora Mascia Musy è “Anna dei miracoli” che William Gibson ha tratto dalla storia vera della sordo-cieca Helen Keller e della sua insegnante Anne Sullivan, per la regia di Emanuela Giordano (dal 9 gennaio al Duse di Genova e poi in tournée). Fino a due grandissime signore del palcoscenico italiano: Anna Maria Guarneri e Giulia Lazzarini, in un cult di risate e noir come “Arsenico e vecchi merletti” di Joseph Kesserling, dirette da Geppy Gleijeses (dal 7 gennaio al Quirino Gassman di Roma e poi in tournée).
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