Amelio, l’agonia di un Craxi senza potere

Amelio, l’agonia di un Craxi senza potere

Favino in Hammamet, ho empatizzato con il leader socialista

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In questo ‘Hammamet‘ di Gianni Amelio, in sala dal 9 gennaio in 430 copie distribuite da 01, il vero gigante e’ Pierfrancesco Favino, perfetto nel ruolo di Bettino Craxi, una interpretazione, la sua, cosi’ grande da mettere pericolosamente in ombra tutto il resto (compresi i personaggi di contorno).

Di fatto nel film, che racconta gli ultimi sei mesi del leader socialista esule in Tunisia, nessuna chiara volonta’ di fare politica, l’intento, semmai sembra quello di raccontare l’umanita’ del leader socialista in esilio alle prese con le sue molte malattie:’Non ho voluto raccontare il Craxi degli anni d’oro, quello degli anni Ottanta, ma quello di fine secolo scorso – dice Amelio oggi a Roma -. Racconto la sua agonia, la storia di un uomo che ha perso il potere e va verso la morte. Un uomo pieno di rabbia, rimorsi e desideri, macerato fino all’autodistruzione’. Il, film girato parzialmente nella vera casa di Craxi ad Hammamet (per concessione di Anna moglie del leader), racconta su tutto il rapporto con la figlia Anita (Livia Rossi), vera vestale piena di devozione verso un padre malato pieno di boria e capricci.

Una figlia che gli concede anche di incontrare in un albergo ad Hammamet la sua storica amante (Claudia Gerini). Ma tra i personaggi di rilievo, tra passato e presente, ci sono anche il tesoriere ‘cassandra’ del partito, Vincenzo (Giuseppe Cederna), un vecchio amico democristiano (Renato Carpentieri) che va a trovare Craxi nella sua casa e, infine, come una sorta di sua cattiva coscienza (‘di antagonista’), il giovane Fausto (Luca Filippi). Ovvero il figlio di quel Vincenzo, ormai morto, che crede fermamente nelle colpe di Craxi anche e soprattutto verso suo padre.

Infine, sul fronte politico, il Craxi raccontato da Amelio ha come ossessione la certezza di essere stato solo lui a pagare per le colpe di tutti e poi l’odio verso l’uso strumentale di certa magistratura politicizzata: ‘Solo il Pci non e’ stato toccato da ‘Mani Pulite” (dice a un certo punto). Per quanto riguarda la famiglia Craxi, spiega il regista, ‘con Anna, la vedova del presidente, ci siamo intesi subito anche perche’ ho scoperto che e’ una cinefila. Stefania Craxi (che vedra’ il film solo il 9) e’ invece una donna molto impegnata che ha come unisco scopo il fatto che il padre non sia dimenticato’. Infine, per quanto riguarda il figlio Bobo, ‘non l’ho mai incontrato. In compenso – dice con ironia – È uno che scrive molto e so che anche stamani (l’8 gennaio) ha scritto qualcosa su un quotidiano sul film,  lo leggerò “.

Spiega Favino sulle sedute di trucco alle quali si e’ sottoposto per cinque ore al giorno: ‘Credo che truccarsi cosi’ tanto ti dia la chiave attraverso la quale ti dimentichi di averlo. A me capitava intorno alla quinta ora, quando mi mettevano sopracciglia e occhiali. In quel preciso momento e’ come se avessi sorpassato una porta verso l’oblio’.

E ancora l’attore: ‘Questo film ti fa pensare molto al rapporto tra padre e figli, una cosa che mi riguarda personalmente. E io vengo da una generazione i cui genitori trovavano sconveniente mostrare i loro sentimenti verso i figli. Di Craxi – continua Favino – si puo’ dire tutto meno che non amasse il suo Paese’. E poi conclude: ‘Faceva parte di una classe politica ricca di linguaggio e di competenze totalmente diversa da quella di oggi. Una volta i politici dicevano ‘noi’. Oggi dicono ‘io’ e questo e’ molto triste’.

(ANSA).

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