Un ruolo drammatico fuori dalla sua comfort zone e che in uno strano gioco del destino si sovrappone a un periodo dove anche al di là del palcoscenico è chiamata a tirare fuori tutto il suo coraggio da leonessa. Ambra Angiolini sarà Luce nel film di Simone Aleandri, una cubista di Potenza che vive con un padre difficile e malato, e che decide di cambiare vita. Una donna a tutto tondo con ferite e cicatrici, e a cui è riuscita a dare uno spessore emotivo non indifferente. “Quando il cinema ti chiede di diventare Luce, quando sei disposta a sentire tutto, correndo qualche rischio”, ha scritto su Instagram la 44enne, presentando il suo personaggio ne Nella Notte più lunga dell’anno in uscita il prossimo 27 gennaio e presentato nei giorni scorsi al Torino Film Festival.
Ambra che sta vivendo un periodo delicato dopo aver visto la sua vita privata spiattellata su giornali, social e tv con tanto risate pre-registrate. La sua relazione con Max Allegri è finita e tutto il contorno è stato discutibile. Di nuovo pronta a riprendere in mano la sua vita (come successo dopo la fine della relazione con Renga ma con gogna mediatica), con al suo fianco i figli Leonardo e Jolanda, e il lavoro che no, non tradisce mai. “Sono contenta di essere in una storia diversa da quelle che interpreto di solito”, ha raccontato a La Stampa, parlando di Luce e della catarsi vissuta nel portarla sullo schermo.
“Luce, per me, ha un significato quasi esoterico. Rappresenta una sliding door, quella parte di vita che avrei dovuto vivere e invece ho deciso di abbandonare, mettendo a rischio quello che avevo di sicuro, per andare altrove”, ha spiegato al quotidiano di Torino, descrivendo la sua partecipazione emotiva al film corale di Aleandri ambientato proprio tra il 21 e il 22 di dicembre, la notte del solstizio d’inverno “rientrare in questa crepa di tanti anni fa mi ha fatto ripensare al lavoro fatto, alle rinunce, alle sofferenze che avrei potuto trasferire nel personaggio.È stato liberatorio, molto meglio di una vacanza in un posto bellissimo”.
“Quando ho letto la sceneggiatura, ho capito che quello che era successo a Luce sarebbe potuto succedere a me, perché in qualche modo una donna molto moderna che cerca naufragi”, ha continuato nell’intervista. Un’assonanza nel bene e nel male, nei successi e negli errori, perché, cit. “sono il frutto dei miei sbagli pubblici. Meno male che li ho fatti, a 44 anni sono abbastanza orgogliosa delle mie ferite a vista. Prima le vivevo con un po’ di imbarazzo, oggi sono abbastanza serena”.
Per concludere una riflessione sui momenti di crisi: “Le crisi non le ho mai schivate, al contrario, le ho affrontate con la capacità di buttarmici dentro, con tutta me stessa, volontariamente, senza nessuno che mi ci spingesse, nella convinzione che magari mi avrebbero fatto bene. La mia carriera si è fermata un sacco di volte, per motivi legati a elementi esterni, oppure perché io stessa ho sentito che non andavo più bene in quel modo”.
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