È morto all’età di 59 anni il regista coreano Kim Ki-duk, dopo aver contratto il Covid-19. L’annuncio è stato diffuso da un sito lettone, dal momento che il cineasta pare si trovasse in Lettonia da qualche settimana e il suo entourage non riusciva ad avere sue notizie da diversi giorni. Profilica è stata la sua carriera dagli Anni Novanta in poi e lo ricordiamo per film di spessore come “L’isola”, “Ferro 3” considerato la sua opera più importante e anche “Pietà” premiato a Venezia con il Leone d’Oro.
Si è spento all’età di 59 anni, il regista coreano Kim-Ki duk, autore di film cult come “L’isola” e “Ferro 3“. La morte è sopraggiunta in seguito alle complicazioni dell’infezione da Covid-19, ad annunciarlo è stato il sito lettone Delfi.lt, stando a quanto riportato su La Repubblica. Il cineasta pare si trovasse in Lettonia da poco più di tre settimane perché intenzionato ad acquistare una dimora estiva, nella località marittima di Jurmala, almeno questo è quanto sapevano anche i membri del suo entourage che, però, avevano perso qualsiasi contatto con lui da qualche tempo.
Gli inizi nel cinema lontano dalla Corea
La sua passione per l’arte e in particolar modo il cinema, lo ha portato a lasciare il suo Paese d’origine per poi abbracciare la cultura europea, è infatti a Parigi che muove i primi passi nella cinematografia come sceneggiatore, negli Anni Ottanta. Nel 1992, però decide di tornare in Corea dove vince il premio della Korea Film Commission per la migliore sceneggiatura di Jaywalking. L’anno dopo arriva il suo primo film da regista: The Crocodile. Nel 1997 è sceneggiatore, scenografo e regista di Wild Animals e nel 1998 di Birdcage Inn. Il vero successo, però, arriva più avanti con il film del 2000, “L’isola” che conquista la critica alla Mostra del Cinema di Venezia.
Il successo di Ferro 3
Qualche anno dopo, poi, arriva la vera consacrazione a regista conosciuto e apprezzato in tutta Europa con il film “Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera”. Nel 2004 ottiene un grande successo con il film La samaritana, vincitore dell’Orso d’oro per la miglior regia al 54° Festival del Cinema di Berlino, ma è con Ferro 3 – La casa vuota, che secondo gli addetti ai lavori raggiunge il suo più alto livello artistico. Il film, infatti, guadagna un Leone d’argento per la miglior regia alla 61esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia e una candidatura al David di Donatello come miglior film straniero.
Gli ultimi lavori e il trionfo di Pietà
La produzione di Kim Ki-duk procede per anni a ritmi serrati, fin al 2008 quando si ferma per poi riprendere a lavorare a nuovi progetti nel 2011. Il primo film dopo il periodo di stop è Arirang, che racconta proprio questo lungo periodo di stasi e crisi artistica vissuto dal regista. Dopo questo primo film sembra rinvigorito e nel 2012 realizza un nuovo capolavoro: il suo Pietà vince il Leone d’Oro alla 69isma Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Torna al Lido nel 2016 con Il prigioniero coreano, arrivato nelle sale italiane nel 2018.
Ilaria Costabile, Cinema.fanpage.it