Abel Ferrara verso la “Siberia”

Abel Ferrara verso la “Siberia”

“La sceneggiatura definitiva, secondo me, è quella che produce 90 minuti di puro cinema, che fluisce da solo. Il resto sono solo sciocchezze”. Comunque lo vogliate interpretare, questo è il pensiero che oggi Abel Ferrara ha sulla settima arte. Celebrato al 27° Noir in Festival con il Noir Honorary Award, il regista statunitense ha incontrato il pubblico nella Sala Bianca del Teatro Sociale di Como e ha raccontato come la sua visione del cinema si sia evoluta nel corso degli anni. I tempi in cui girava opere come Il cattivo tenente e King of New York, tra i suoi migliori esempi di cinema di genere, sembrano lontani. “Io stesso non saprei dire cos’è il cinema noir – dice il cineasta – Quando ho girato The Addiction, un film sui vampiri, era necessario seguire molte regole dettate dal genere, non si poteva infrangerle, e ho lavorato con disciplina, ma oggi quando giro un film ho un approccio opposto. Fu bello, comunque, realizzare The Addiction anche se incassò poco o niente, perché si era creato un bellissimo rapporto tra me e gli attori”. Ferrara si riferisce al nuovo progetto: il film Siberia che avrà per protagonisti Willem Dafoe, Isabelle Huppert e Nicolas Cage. “L’ho scritto con Chris Zois, che è anche uno psichiatra – sottolinea il regista – e se devo essere sincero non mi importa tanto dei personaggi né della storia, quanto dell’esperienza tra esseri umani che faremo insieme. Anche se non dovessimo finire il film, quell’esperienza sarà stata importante”. Al centro del suo immaginario, spiega, c’è l’incontro “tra sogno, memoria e realtà”, afferma, e rievocando il suo recente documentario Piazza Vittorio, spiega: “Il film è quella cosa che viene fuori spontaneamente quando osservi davvero le immagini che hai girato. Per quel documentario di 75 minuti avevamo 30 ore di girato: sono state le immagini stesse a dirmi dove fosse la verità, quali sequenze tagliare e quali mantenere. Io sono buddista e cerco di guardare al cinema e alla vita come se fossi fuori da me stesso, fuori dalle intenzioni e dal desiderio. In quelle 30 ore di girato c’erano un numero infinito di film diversi da Piazza Vittorio, noi abbiamo fatto quello giusto”.

Cinecittànews

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