IL PROGRAMMA DI MINOLI. SE NE SENTIVA IL BISOGNO?

IL PROGRAMMA DI MINOLI. SE NE SENTIVA IL BISOGNO?

Giovanni_MinoliMinoli ha esordito a La7, con un’intervista al premier Matteo Renzi. Un amico mi ha dato un giudizio fortemente negativo. Per gli ascolti, pare che non sia andato male: 4% di share, alla domenica, superiore a precedenti altri programmi. Me sempre 4% è! E Minoli, che ha fatto scuola nelle interviste giornalistiche, era abituato a ottenere ben altro consenso, in Rai, dal pubblico televisivo.
Oggi, sotto un titolo geniale (non è mio), “Mina e Celentano, ora l’importante è finire”, ho scritto un commento sul lancio del nuovo album dei due grandi cantanti, di nuovo in duetto dopo diciotto anni. La sintesi, forse impertinente, è: perché non vi ritirate? Mina e Celentano sono quasi ottuagenari, alle spalle hanno carriere spettacolose, 150milioni di dischi (ciascuno) venduti e forse di più, il brio travolgente di “Tintarella di luna” (Mina) e “Il tuo bacio è come un rock” (Celentano), che li lanciò agli esordi; e poi l’incantesimo di interpretazioni come “Il cielo in una stanza” e “Se telefonando” – lei – e “Azzurro” e “Il ragazzo della via Gluck” – lui. Ma quando mai potrebbero ripetere quei fasti? Perché non lasciano spazio ai giovani? E magari riescono ad entrare nel mito, come Greta Garbo, che – lei sì – si ritirò senza mai più permettere a nessuno, fino alla morte, di fotografarla, intervistarla e, men che mai, indurla a partecipare a un altro film.
Più o meno, anche se Giovanni è ben lontano da Greta Garbo, ciò che ho scritto per Mina e Celentano si adatta anche a Minoli. A settantuno anni, più giovane di Mina (settantasei) e di Adriano (settantotto), chi glielo fa fare di inseguirea, i minimi termini, il successo esplosivo di una volta? Oggi, in tivù, c’è una palpebra che non si alza (meglio alla radio direi). Di fronte a lui, Renzi stanco e cotto di più di quanto sia; e Pietrangelo Buttafuoco, abitualmente intrigante e geniale, intento solo a mantenere le distanze. Più volte, cambiando anche simpatia se non appartenenze politiche, Minoli fu sul punto di raggiungere l’obiettivo più desiderato nella sua vita, diventare direttore generale della Rai. Sempre sul punto di, sempre entrando papa in concave e uscendone cardinale. E adesso è praticamente impossibile. Quanto alla qualità giornalistica, indiscutibilmente è stato uno dei migliori intervistatori in tivù, al livello di Enzo Biagi. E oggi è una replica sbiadita di se stesso, una volta protagonista assoluto, ora alla ricerca di uno spazio. Chi glielo fa fare? E a noi, telespettatori, perché non lascia quel bel ricordo? Non può accontentarsi delle importanti relazioni acquisite, nella vita? Tra le ultime, Salvo Nastasi, vice segretario della Presidenza del Consiglio, la ministra Madia, il sindaco di Firenze Nardella. Cosa manca all’indomito anchorman, perché mostra tanta inquietudine?

Torna in alto