Switch-off: tutto pronto per gli incentivi di 50 euro per TV e decoder. Forse già erogabili a novembre

Switch-off: tutto pronto per gli incentivi di 50 euro per TV e decoder. Forse già erogabili a novembre

È arrivato anche l’OK dell’Unione Europa: non si tratta di aiuto di Stato. A questo punto è veramente tutto pronto per iniziare ad erogare gli incentivi statali per favorire il ricambio del parco installato di TV e decoder in vista del prossimo Switch-off del digitale terrestre, già stanziati dalle ultime due leggi finanziarie. Come ci ha spiegato la dott.ssa Eva Spina (in foto di apertura), a capo della Direzione generale per la pianificazione e la gestione dello spettro radioelettrico del Ministero dello Sviluppo Economico, incontrata a margine del Convegno “La liberazione della banda 700 MHz” di Bologna, per terminare l’iter burocratico mancano solo le firme dei Ministri competenti, MISE e MEF, e la pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale.

Secondo la dott.ssa Spina, visto che il database degli aventi diritto è già pronto e che presto verranno date ai retailer le istruzioni per la vendita supportata di TV e decoder, gli incentivi potrebbero già diventare operativi entro la fine di novembre, per incontrare così la richiesta di alcuni operatori di essere pronti per il Black Friday.

Quali sono le scadenze dello switch-off

Ne abbiamo parlato più volte, ma ricordiamo velocemente quali sono le scadenze e i passaggi del sistema televisivo italiano già previsti dalla legge, almeno quelli che impattano direttamente sui cittadini.

A partire da inizio 2020 ci saranno in diverse zone d’Italia degli spostamenti di frequenze che richiederanno, nel migliore dei casi la risintonizzazione del TV e in qualche caso, soprattutto per gli impianti condominiali, l’intervento di un antennista per ritarare i filtri di impianto.

Il primo switch-off vero e proprio riguarderà lo spegnimento delle trasmissioni in MPEG2, previsto in tutta Italia per il 1 settembre 2021, per passare all’adozione dell’MPEG4, compatibile con tutti i TV HD. Questo vuol dire che ci saranno un numero difficilmente stimabile ma intorno come minimo ai 10 milioni di schermi che andranno a nero e dovranno essere sostituiti o affiancati da un nuovo decoder.

La scadenza successiva è prevista per il giugno 2022, con il passaggio definitivo (e pare non rimandabile) alle trasmissioni DVB-T2 HEVC: in questo caso i TV incompatibili, anche proiettandoci nel 2022, sono tra i 20 e i 30 milioni di pezzi, un numero incredibile. Per sostenere gli italiani in questo passaggio, sono stati stanziati 151 milioni di euro da qui al 2022 da erogare ai consumatori, prediligendo le fasce più deboli.

A quanto ammontano i contributi e chi ne ha diritto
A meno di colpi di scena dell’ultim’ora, i contributi sono fissati a 50 euro per nucleo familiare, senza differenze tra TV e decoder; questo in contrasto con alcune ipotesi circolate in un primo momento che preveda contributi differenziati, più alti per i TV.

Questi significa che con questi fondi sarà possibile erogare circa 3 milioni di contributi: è evidente che non ce ne sia per tutti.

Le famiglie che hanno diritto al contributo sono quelle ricomprese nelle fasce di reddito ISEE 1 e 2: acquistando con l’incentivo di 50 euro “consumano” il loro ticket online e nessuno dello stesso nucleo familiare avrà diritto a un ulteriore incentivo.

Contrariamente a quanto accadde con gli incentivi per il primo switch-off, invece non verrà verificato il corretto pagamento del Canone radiotelevisivo, che comunque, essendo ora annegato nella bolletta elettrica, è di più difficile evasione.

Diverse voci critiche: 151 milioni non bastano e vanno incentivati anche gli interventi degli antennisti

L’impianto degli incentivi così previsto, per un totale di 151 milioni di euro, è giudicato però da alcuni operatori non sufficiente alle esigenze di sostegno alle famiglie nel passaggio al nuovi formati di trasmissione televisiva. Per esempio Bianca Papini, Coordinatore Commissione Tecnica di Confindustria Radio TV, intervenuta al Convegno di Bologna, ha chiarito che questi contributi, secondo la visione di Confindustria, basteranno appena ad alleggerire il peso del primo salto, quello a MPEG4, ma ne vanno previsti di nuovi per il DVB-T2 HEVC. In effetti i numeri prospettati fanno pensare che altrimenti sarà difficile smovere la popolazione e tenere il ritmo degli acquisti in grado di garantire piena sostituzione del TV non compatibili. Per questo Confindustria Radio TV propone di affiancare agli incentivi un processo di rottamazione dei vecchi TV con vantaggi fiscali che possa essere più incisivo dei 50 euro previsti al momento.

Ma a far discutere è anche la distribuzione degli incentivi tra TV e decoder, 50 euro uno per l’altro. Davide Rossi, direttore generale di AIRES, l’associazione dei retailer specializzati, ha rimarcato come 50 euro siano addirittura sovrabbondanti rispetto ai prezzi dei decoder e troppo poco incisivi sui prezzi dei TV: “I consumatori hanno dimostrato di essere sensibili – ha detto Rossi – a tagli prezzo di almeno il 20%”.

Il rischio è addirittura che i decoder, che ora costano meno di 50 euro, vengano riposizionati proprio a 49,90 in modo da portare a casa tutti gli incentivi: sarebbe quindi un danno per gli altri utenti senza incentivi.

Un esempio di un decoder di marca presente sul sito MediaWorld.it a un prezzo ben inferiore ai 50 euro, già ora senza che si siano attivate ancora le grandi vendite da switch-off con le relative economie di scala.

C’è poi il tema degli interventi agli impianti di antenna, che per il momento la legge ha trascurato: infatti è molto probabile che per i cittadini sia necessario anche chiamare un antennista per cambiare i filtri, aggiungere un filtro anti-disturbo al limitare della banda 700 e per eventuali ripuntamenti di antenna verso nuovi impianti a valle del processo di trasferimento delle frequenze, Al momento questi interventi non sono incentivati.

Ma soprattutto, è possibile un ricambio così veloce di televisori?
Non è inoltre chiara al momento la fattibilità del processo di ricambio dei TV: secondo Bianca Papini di CRTV, il mercato dovrà passare dagli attuali 300mila TV al mese medi a circa 900mila, con un fattore 3X.

Le previsioni del parco non compatibile fatte da Confindustria Radio TV, con il mercato TV che dovrebbe crescere del 300%

Un obiettivo che secondo Salvatore Paparelli di Anitec/Assinform (sempre Confindustria ma lato produttori di TV) non è possibile raggiungere in nessuno modo perché i retailer non avrebbero il sufficiente affidamento del credito per fare ordini così ingenti e anche perché, per avere il numero di TV previsti da Confindustria Radio TV bisognerebbe fare gli opportuni ordini verso le fabbriche con anche 18 mesi di anticipo. In pratica, secondo Antec, è già tardi per attivare un processo così poderoso in tempi così brevi. Anche perché, di tutto questo processo, la comunicazione agli utenti finali (salvo quanto fatto da DDAY.it) deve ancora partire. E non sarà facile farsi capire, perché questa volta viene chiesto agli italiani di mettere mano al portafoglio per “salvare” uno standard televisivo, il digitale terrestre, certamente universale e importante nel nostro Paese, ma che agli occhi dei cittadini è sempre meno “cool”.

Gianfranco Giardina, Dday.it

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