Liam Gallagher: «Soffro per gli Oasis. La rottura? Tutta colpa di mio fratello Noel»

Liam Gallagher: «Soffro per gli Oasis. La rottura? Tutta colpa di mio fratello Noel»

La band, la depressione, il nuovo album «Why Me? Why Not»: Il cantante si confessa: «Anni di successi ma buttavo i soldi per la droga». A febbraio due date in Italia

Sono passati 10 anni da quella notte a Parigi. 29 agosto 2009. L’ennesima lite fra Liam e Noel Gallagher prima di un concerto mette la parola fine agli Oasis, la band che aveva segnato l’era rock della cool Britannia anni 90. Da allora i due fratelli si sono parlati solo per avvocati e quando lo hanno fatto via social la situazione è degenerata. «Alla fine tutto si concluderà per il meglio. Forse non in questa vita», commenta Liam, il front man. E se Noel, la mente, con l’ultimo album ha preso la via della sperimentazione extra rock, Liam garantisce la continuità con il mondo Oasis e la porterà anche sul palco con un tour che passerà il 15 febbraio a Roma e il 16 a Milano.

Le canzoni del nuovo album «Why Me? Why Not» (esce il 20 settembre) sembrano lettere. A volte il destinatario pare Noel… E il video di «One of Us» è disseminato di indizi…

«Più che brani su qualcuno in particolare sono canzoni sulla vita. Molti dicono che parlano di Noel. Lui è una parte importante della mia vita, tanto quanto il mio altro fratello, mia madre, i miei figli, Debbie (Gwyther, la compagna ndr), il Manchester City… Solo “Now That I’ve Found You” è per una persona specifica: mia figlia che non ho visto per molti anni e con cui ho finalmente una relazione».

Dieci anni senza Oasis: le mancano?

«Sono ancora dispiaciuto. Noel voleva fare il solista. Poteva dirlo. È orribile che mi abbia fatto passare per il colpevole. Solo adesso la gente inizia a capire che è lui lo str…, il disonesto. Sono contento della mia musica, ma avrei preferito che non ci separassimo».

Essere fratelli ha reso tutto più doloroso?

«Anche Paul Boneahd e Tony McCarroll (usciti dagli Oasis nel 99 e nel 95 ndr) sono rimasti feriti. Forse non tanto quanto me, perché io e Noel siamo fratelli e mia madre ha dovuto affrontare tutto questo».

Che dice mamma Peggy?

«Che siamo due stupidi, che siamo infantili. Avrà anche ragione, ma bisogna essere in due per ballare. Non puoi litigare da solo».

È appena uscito «As It Was», documentario che racconta la sua avventura post Oasis, dai momenti più duri alla rinascita legata alla consapevolezza di saper scrivere canzoni…

«Non è che siccome la tua band si è sciolta, la gente smette di riconoscerti. Se non avessi fatto altra musica, quell’ombra mi avrebbe seguito per sempre. Con gli Oasis sapevo quale era il mio posto, non pensavo di fare il cantautore. Non ho mai voluto essere Bob Dylan. Anche se non allo stesso livello degli Oasis, penso che queste canzoni dureranno nel tempo».

Nelle immagini si capisce che c’è stato qualche problema con l’alcol…

«Stavo attraversando un momentaccio con mia moglie e i miei figli, c’erano di mezzo gli avvocati. Non è che bevessi una bottiglia di Jack Daniel’s al giorno ma ho fatto dei casini e ho affrontato le conseguenze. Adesso siamo tutti felici e regna l’armonia».

Era depresso?

«Direi di sì. Però non c’era da lamentarsi troppo: stavo in una bella casa, avevo molti soldi. C’è chi vive di elemosina».

In «Once» canta la nostalgia di «quando non avevamo nulla»…

«È importante ricordarsi sempre da dove si viene. Col successo inizi a pellicce, auto, vestiti di Gucci, vacanze sulla costiera amalfitana… La gente è ossessionata dal possedere cose. Presto ti rendi conto che non hanno valore. A me è passata. Amo le cose belle, ma non sono tipo da orologi d’oro e diamanti».

La spesa più folle?

«Probabilmente la cocaina. Ma già prima di essere con la band».

Nel documentario si vede mamma che vive ancora nella casa di quando eravate una famiglia working class…

«Le ho anche comprato una bella casina subito fuori Manchester, ma non ci è voluta andare. Mi ha detto: “La mia vita è qui. La tua può cambiare, la mia voglio che resti uguale”. È lei che mi insegna come essere alla mano».

Nessun rimpianto per aver sciolto la band?

«Non sono stato io a scioglierla, quindi no. Era Noel quello che si drogava e beveva. Tutto il casino è scoppiato perché pensava di meritare più attenzioni anche se è un omino. Già è piccolo di statura, ma quando salivo sul palco io, lui diventava piccolo così (indica il tappo di una bottiglia). Ha talento ma sbaglia a pensare che sia tutto incentrato su di lui».

Con Paul, il primogenito, il legame sembra forte…

«Siamo molto vicini. Fa il deejay prima dei miei concerti. Io penso alla mia famiglia».

Non sarebbe stato meglio fondare una band con lui allora?

«Probabilmente sì, ma anche Paul ha un certo ego. Se fosse famoso e avesse tanti soldi, forse sarebbe uno str… pure lui».

Andrea Laffranchi, corriere.it

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