Lucio Battisti on line: cade l’ultimo tabù. “Si potrà scaricare su Spotify o Apple Music”

Lucio Battisti on line: cade l’ultimo tabù. “Si potrà scaricare su Spotify o Apple Music”

Il tabù è caduto: Lucio Battisti sarà online. Il suo canto è libero. Lo ha deciso il liquidatore della società «Edizioni Musicali Acqua Azzurra» che custodisce il «tesoro» dei 12 album storici Battisti-Mogol. È assai probabile l’opposizione degli eredi del cantante, moglie e figlio, che hanno la maggioranza di Acqua Azzurra e da sempre impongono la diffusione del repertorio solo attraverso i vecchi supporti fisici. Ma è una maggioranza senza poteri.

La lettera alla Siae

Gaetano Presti, il «commissario» nominato dal Tribunale di Milano, ha formalmente comunicato alla Siae martedì — secondo fonti attendibili — l’estensione del mandato anche all’incasso dei diritti sul web. Vuol dire che 50 anni dopo il primo 33 giri, uscito il 5 marzo 1969 («Un’avventura», «29 settembre» ecc), a breve tutte le più grandi canzoni della coppia Battisti-Mogol saranno disponibili sulle piattaforme di streaming musicale come Spotify, Apple Music o Deezer. Cioè là dove oggi si realizza circa metà dei ricavi del mercato discografico, dove ascoltano musica le nuove generazioni e là dove, invece, Battisti è totalmente assente, salvo qualche imitazione o base musicale o pezzo piratato (male) su YouTube.

Il falso Battisti

Mancava solo lui. Ma tra poco sarà un attimo collegare lo smartphone alla voglia di risentire dalla sua voce… «Le bionde trecce gli occhi azzurri e poi…» ; «In un mondo che/ non ci vuole più…»; «Il carretto passava e quell’uomo gridava…»; «E guidare come un pazzo a fari spenti nella notte per vedere…». Per vedere anche che effetto fa Battisti alla generazione-rap che si ciba soltanto di musica digitale. Intanto su Spotify «Lucio Battisti» ha quasi 190 mila ascoltatori mensili, forse quelli che sperano sia lui. Perché in realtà dietro quel falso «Lucio Battisti» ci sono le cover, voci di sconosciuti, basi musicali. In quasi 2 milioni hanno ascoltato (o iniziato a farlo) «Il mio canto libero» farlocco, in 503 mila «I giardini di marzo» da festa di paese, in 720 mila «Ancora tu» senza di lui. Lo scorso settembre era comparso un «Best of» su Spotify, Deezer e Amazon Music siglato da una misteriosa etichetta, la «Universal Digital Enterprises». Rimosso in poche ore: era un’operazione illecita. Intanto su change.org qualcuno ha lanciato la petizione «Portiamo Battisti su Spotify».

Moglie e figlio

Contestualmente alla lettera inviata alla Siae sono stati avvisati anche i soci di Acqua Azzurra: Grazia Letizia Veronese, 75 anni, e Luca Battisti, 46 (moglie e figlio di Lucio, 56% del capitale), l’autore dei testi Giulio Rapetti-Mogol, 82 (9%) e la casa discografica Universal Ricordi del gruppo francese Vivendi (35%). Tra l’altro Mogol è l’attuale presidente della Siae, la principale società che gestisce i diritti di autore. Acqua Azzurra ogni anno incassa 800-900 mila euro. A questo punto è possibile che gli eredi stiano studiando una contromossa legale. Ma Presti, il liquidatore, avvocato e docente di diritto commerciale all’Università Cattolica, ha tutti i poteri, delegati dal giudice, oltre al dovere di salvaguardare il patrimonio.

Guerra tra soci

Al tribunale delle imprese si è arrivati per la guerra tra i soci che ha paralizzato la gestione della cassaforte dei dodici album (dal primo del 1969 a «Una giornata uggiosa» del 1980). Mogol aveva fatto una causa civile per la gestione troppo conservativa del catalogo, ottenendo 2,6 milioni di risarcimento. Chiudere la liquidazione per ora è impossibile perché altre cause legali in corso, con Sony e il figlio di Lucio, tengono alla larga possibili acquirenti. Fino a due anni fa comandava la moglie di Battisti. E fu lei, ritenendo di interpretare lo spirito e la volontà del cantante scomparso nel 1998 a 55 anni, a opporsi sempre a qualsiasi «mercificazione a scopo di lucro» dell’opera del marito e a qualsiasi sfruttamento ritenuto svilente. Per esempio l’uso delle canzoni per pubblicità o film. «Devo distruggere l’immagine squallida e consumistica che mi hanno cucito addosso», disse Battisti nella sua ultima intervista del 1979. Quando ancora si infilavano le cassette nell’autoradio.

Mario Gerevini, Corriere.it

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