Il grande fotografo interpreta un brand cult, bandiera della ribellione, dell’anticonformismo e della libertà. Concetti a lui molto vicini
Ci voleva un mostro sacro della fotografia per rendere omaggio al re dei jeans. E così è stato. A febbraio, prima del lockdown, negli studi Camera Eye di Londra, David Bailey ha interpretato la collezione primavera-estate di Levi’s, puntando l’obiettivo sui modelli icona del brand. A 82 anni, il maestro simbolo della Swinging London ha chiamato intorno a sé alcuni dei nomi più interessanti della nuova scena artistica e culturale internazionale:
Dal ventunenne Harry Kirton, protagonista della serie Peaky Blinders, che indossa i 501 ’93; a Marlene Taschen, amministratore delegato della casa editrice di famiglia, ritratta con camicia e body Red; fino al musicista Bakar, famoso per il suo melting pot di indie, rap, rock e punk, che indossa la Sherpa denim trucker jacket.
Storie e generazioni diverse, accomunate però da uno stesso valore, quello della libertà. Un concetto insito nel dna stesso di Levi’s e del suo fondatore: un immigrato tedesco di origine ebraica, che va in California a cercare fortuna negli anni della corsa all’oro. Il resto è leggenda, ma l’idea di libertà come rispetto etico delle persone e dell’ambiente non è mai venuta meno.
Paola Saltari, Vanityfair.it