(di Tiziano Rapanà) Mimmo, ancora Mimmo, fortissimamente Mimmo: è il mio eroe personale, cos’altro aggiungere? Filosofo, matematico, formidabile cuciniere, Mimmo Corcione è un pezzo unico nel mondo della comunicazione. Seguite il suo profilo YouTube: contiene le mirabili video ricette atte ad ossequiare la gloriosa tradizione culinaria partenopea. Per me Corcione vale più di uno chef stellato e vorrei che per lui ci fosse uno spazio tv degno della sua creatività. Il virtuoso rappresentante della Napule ca se ne va, in verità già estinta da un pezzo, merita di presenziare in programmi Rai, Mediaset, Sky… e invece vanno avanti i soliti. Ormai vedo, nelle varie emittenti, sfide su sfide a colpi di mestolo e pentolino. L’agonismo in cucina mi disgusta, per una volta vorrei vedere uno chef che opera per il gusto di farlo. Ci vuole Corcione e il suo magnifico mondo culinario. Lui è un divo del web, gli ascolti sono assicurati. E invece si prosegue con la solita compagnia cucinante. Ed eccomi nel mezzo della breve riflessione sullo sconforto che mi provoca una certa tv, tanti piatti e zero acquolina in bocca. Mimmo pensaci tu, occupa i palinsesti Rai, Mediaset e Sky. Questo modo di orchestrare i programmi di cucina mi ha sfiancato. Questa tv è malata, serve la cura Corcione. Ma temo ci sia d’aspettare. Quindi, per ingannare il tempo, vi consiglio di fare la sua versione del Tiramisù. Perché proprio il tiramisù? Spiego brevissimamente. Il tiramisù non è un dolce ma un’ambizione ad un’idea alta di consolazione. Perché guardi le bollette e lo brami, rifletti sulle miserie dell’esistente e immagini all’attimo del supremo tête-à-tête. Tiramisù che può essere visto come un’invocazione: “Ti prego tirami su da questo tribolare continuo. Sono qui, mi consegno alla tua dolcezza”. Ecco, dunque, la versione di Mimmo tratta dal suo libro Le mie ricette preferite (Clueb). Per realizzare la ricetta, utile per sfamare 4 amici ghiotti, vi serviranno 4 uova, 250 grammi di mascarpone, 250 grammi di ricotta, 80 grammi di zucchero, tra 9 e 12 savoiardi (dipende dal tipo di teglia), biscotti di Novara (potete provare anche con i Pavesini), un bicchiere di crema di marsala (è un vino aromatizzato all’uovo), un bicchiere di caffè, uno o due cucchiai di cacao zuccherato. Così Mimmo suggerisce di procedere: “Per prima cosa preparate il caffè (almeno un bicchiere) lasciatelo intiepidire, versatelo in una terrina e aggiungete un bicchiere di crema di marsala aromatizzato all’uovo. Mettete questa terrina da parte: ci servirà per inzuppare i savoiardi e i Pavesini. In un’altra terrina montate i tuorli delle con lo zucchero fino ad ottenere un bel composto chiaro e cremoso. In un recipiente capace montate ora gli albumi a neve con un pizzico di sale fino ad ottenere un composto omogeneo (fate la prova cucchiaino che deve rimanere in piedi). Procuratevi ora una terrina capace, versate il mascarpone e lavoratelo con un cucchiaio di legno fino a ottenere una crema senza grumi e unite sempre sbattendo la ricotta passata al setaccio. Aggiungete il composto di uova e zucchero preparato in precedenza e, con un mestolo di legno, e sempre lavorando con delicatezza aggiungete gli albumi montati a neve. Mescolate sempre nello stesso verso e dal basso verso l’alto. Avrete ottenuto così la crema del tiramisù. Iniziate a bagnare i savoiardi nella terrina contenente il caffè zuccherato e la crema al marsala; i savoiardi dovranno essere imbevuti ma non completamente zuppi. Stendete quindi in un teglia rettangolare (20 x 30 cm), uno strato di crema del tiramisù, poi uno strato di savoiardi imbevuti, che ricoprirete con uno strato di crema al mascarpone livellandolo con una spatolina e spolverando con pochissimo cacao. Bagnate ora i biscotti Pavesini adagiateli sul primo strato e su di essi aggiungete un altro strato di crema del tiramisù sempre spolverano sulla crema un po’ di cacao. Rifate altri due strati di Pavesini e di crema allo stesso modo. Sull’ultimo strato spolverizzate la superficie con un cucchiaio di cacao dolce in polvere”. Non dimenticate di lasciare riposare il dolce in frigo, per qualche ora.