Ballando con le stelle, Selvaggia Lucarelli è insostituibile

Ballando con le stelle, Selvaggia Lucarelli è insostituibile

(di Tiziano Rapanà) E non tutto può essere oggetto di una revisione alla Gipsy Kings. E svanisce così quel sentire malinconico che è naturale e anche piacevole finché non sconfina nello scoramento. E Dio benedica sempre Bill Whiters per la sua versione di Everybody’s talkin, che nobilita la malinconia. Ma in questi giorni di anticipazioni perpetue solo lo scoramento si sgomita. Ed io non vi dirò nulla perché non so niente. So solo che i film di Glauber Rocha non andranno nelle prime serate Rai, ma non si può mai dire. E no, non mi pare logico escludere Selvaggia Lucarelli dall’architettura della prossima edizione di Ballando con le stelle. E potrei scrivere tanto, tessere una tela di lode sperticate per la cronista appassionata e scrupolosa che è da tempo firma di punta del pregevolissimo Fatto Quotidiano (diretto da uno straordinario anticonformista come Marco Travaglio). Le qualità di Lucarelli sono arcinote. Permette, però, la franchezza. Lucarelli serve perché fa casino e porta ascolti, altrimenti la noia rischia di dominare il programma. All’improvviso l’incoscienza (tanto per citare un vecchio brano di Roberto Soffici) del nuovo a tutti i costi potrebbe portare a strade sgradite. Passatemi la frase fatta: la squadra che vince non si cambia. Perché Selvaggia garantisce la deflagrazione della liturgia, la “stecca nel coro” (tanto per citare qualcosa di caro a Montanelli), la rottura del mosaico del consueto. Altrimenti si dorme. E il sonno sabatino è sempre sprecato: e si poteva fare altro, dotarsi di dissennatezza per fare follie notturne o rivendicare un ritorno all’adolescenza che si presenta sempre più patetica. Se si deve stare davanti al televisore, meglio non dormire.

tiziano.rp@gmail.com

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