«Godzilla Vs Kong», il regista: «Sfida ambientalista tra i due mostri»

«Godzilla Vs Kong», il regista: «Sfida ambientalista tra i due mostri»

«Il mio non è un remake». Adam Wingard, regista di «Godzilla Vs. Kong,» in Italia già disponibile su molteplici piattaforme digitali, è categorico. Del classico del 1963, «Il trionfo di King Kong», non ha preso che qualche spunto: «Ci sono importanti riferimenti ma sono film diversi». Per chi ama le zuffe sullo schermo questo è il film perfetto, le tecnologie del cinema di cinquantasette anni fa non ammettevano tali fuochi d’artificio. «Se le danno di santa ragione», ammette Millie Bobby Brown, la ragazzina che abbiamo conosciuto nella serie «Stranger Things» e che prima di girare il film si è rivista tutti i classici del genere: «E in ordine cronologico. Mi ha sorpreso riscoprire a quali film appartenessero certe scene iconiche che sono nella mente di tutti».

Il film è il quarto a essere prodotto sotto il franchise Monsterverse: lo scopo vuole essere quello di far raggiungere ai suoi iconici mostri il successo dei personaggi dei comic-movies. In realtà «Godzilla: King of Monster», del 2019, andò così così, ma fece conoscere al pubblico due squadre che ritroviamo anche in questo ultimo capitolo. Il team Kong, guidato da Nathan (Alexander Skarsgård) e Ilene (Rebecca Hall), scienziati dell’agenzia Monarch impegnata nella difficile gestione dello scimmione, e il team Godzilla, composto da due ragazzi, Madison (Millie Bobby Brown) e Josh (Julian Dennison), che cercano di portare allo scoperto la cospirazione di una multinazionale che a loro parere provoca le ire di Godzilla, brutto e spaventoso sin dal dopoguerra, quando nacque dall’immaginazione del produttore Tomoyuki Tanaka che voleva rappresentare la natura vendicativa nei confronti dell’uomo colpevole di aver costruito la bomba atomica.

Finita da un pezzo la Guerra Fredda, rimane il messaggio ambientalista: se non facciamo qualcosa, la natura si ribellerà, mostruosamente, contro di noi. E il regista aggiunge: «C’è ancora un significato, almeno qui, nell’America violenta e divisa di oggi. Smettiamola di darcele fra noi e lasciamo che si picchino i mostri». Anche Millie Bobby Brown ama questo genere di film: «Mi piace la mitologia, mi piace lavorare con gli effetti speciali. Può sembrare asettico, ma in realtà è magico, mi costringe a immaginare una scena che in realtà non c’è. Quando recito così vengo risucchiata in un mondo surreale».

Il budget del film è di 180 milioni di dollari. «La sfida principale — ha spiegato il regista — è stata quella di riuscire a dare l’idea delle proporzioni di queste creature». Wingard si è ispirato a film come «War of the Worlds» e «Pacific Rim», rispettivamente di Steven Spielberg e Guillermo del Toro. «Nel farlo ho cercato di ricordare come avrei voluto che fossero quei mostri quando ero un bambino, che guardava quel genere di film con grande meraviglia».

Francesca Scrocucchi, corriere.it

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