Fu una delle prime a denunciare pubblicamente gli uomini “porcelli” dello spettacolo. Lo fece con un servizio bomba delle Iene. E Michela Morellato dice che quel fatto le ha rovinato la carriera, che nessuno l’ha più chiamata in tv, eccetera eccetera. “Da settimane tutti parlano dello scandalo Weinstein o di casi simili”, dice oggi Michela Morellato, “ma nelle trasmissioni tivù vedo interviste a presunte vittime che fanno confusione tra avance e molestie. Poverette: sono ragazze giovani, inesperte. Com’ero io, quando avevo diciotto anni…”, dichiara al Corriere Veneto. La vicentina Morellato, con una telecamera nascosta, permise alle Iene di filmare le avance del giornalista Rai Amedeo Goria. Era il 2005. “Aveva 34 anni più di me e non mi piaceva. Quando mi ritrovai sul corpo quelle mani, dissi no”, dice oggi Michela, “mi rispose che di ragazze come me, carine e simpatiche, ce n’erano tante e che se lo avessi rifiutato non mi avrebbe preso sotto la sua ala, per aiutarmi a entrare nel mondo dello spettacolo”.
Fu uno scandalo che causò molti guai a Goria, allora sposato con Maria Teresa Ruta. “Decisi di denunciare pubblicamente quel sistema perché volevo dare un messaggio forte, all’Italia intera e a tutte le donne: non si devono accettare simili ricatti”. Michela Morellato oggi dice che quella denuncia arrestò la sua carriera. Oggi lavora nelle tv locali. Ha un marito giovane e un bel bambino. “Venni boicottata: le tivù nazionali mi tennero alla larga. Ma non mi sono mai pentita di nulla”. Dopo il servizio alle Iene ci fu un procedimento giudiziario chiuso con un accordo tra le parti. “La gente diceva cose terribili: che me l’ero cercata, che meritavo quanto era accaduto… Fu terribile. Decisi che non valeva la pena battermi per queste persone, e che era meglio chiudere definitivamente con quella storia. È un episodio che racconto nel mio libro”. La biografia della Morellato uscirà il prossimo anno. Dice che l’idea gliela diede Maurizio Costanzo. Dell’episodio, la Morellato ricorda le parole di Goria. “Sosteneva che funzionava così”, dice, “che anche nei concorsi di bellezza le ragazze vanno a letto con gli sponsor per ottenere una fascia… Decisi di denunciare pubblicamente quel sistema perché volevo dare un messaggio forte, all’Italia intera e a tutte le donne: non si devono accettare simili ricatti“.
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