Sui suoi social l’ex Oasis ha parlato della genesi della sua ultima canzone, un brano che vuole richiamare l’attenzione sul tema della salute mentale e che è nato dalla collaborazione con l’associazione Talk Club
“Sei troppo buono per arrenderti”, il messaggio della nuova hit di Liam Gallagher è chiaro già dal ritornello ed è un’iniezione di coraggio per tutti coloro che fanno fatica a credere in sé stessi, portandosi un mostro sempre sulle spalle. Non è un caso che il videoclip di Too Good for Giving Up sia uscito alle dieci del dieci ottobre, nella giornata dedicata alla salute mentale. Il minore dei fratelli Gallagher aveva infatti raccontato la genesi di questo brano (spoilerando un pezzetto del video) già qualche giorno fa sui suoi social.
STOP CRYIN’ YOUR HEART OUT
Nel 1992, quando venne istituita la Giornata mondiale per la salute mentale, la carriera di Liam Gallagher era ancora agli inizi e il gruppo che gli avrebbe regalato un insperato successo mondiale era stato appena formato. Eppure, già ai tempi degli Oasis, si potevano trovare canzoni che spronavano ad avere fiducia in un “piano superiore”, a non abbattersi e a provare a scacciare i propri fantasmi. Too Good for Giving Up somiglia, non solo nelle sonorità, ad altre grandi successi del passato: ascoltando l’ultimo brano è impossibile non tornare con la memoria al ritornello di Stop Crying Your Heart Out (Take what you need, and be on your way/And stop crying your heart out”) o al fatalismo di The Masterplan, dove si spronava ad accettare ciò che veniva con un’attitudine positiva. Senza contare poi uno dei primi singoli di successo dei fratelli di Manchester, Live Forever, che era un inno alla voglia di vivere superando pure la paura di morire o di perdersi (Maybe I just wanna fly / Wanna live, I don’t wanna die). L’ultimo estratto di C’mon You Know, il disco uscito a maggio, si pone in quel solco ma affronta i medesimi argomenti con una maturità e un’attenzione diversa, avvalendosi anche della collaborazione di chi certi delicati temi li maneggia ogni giorno.
MAYBE I JUST WANNA FLY, WANNA LIVE, I DON’T WANNA DIE
In un post su Instagram il cinquantenne cantante ha spiegato che Too Good for Giving Up nasce anche grazie al confronto con Talk Club, un’associazione che si occupa di salute mentale maschile. Il suo fondatore Ben Akers ha deciso di crearla nel 2014, dopo aver perso un caro amico di infanzia per suicidio. Un’esperienza triste e segnante che anche lo stesso Liam Gallagher in passato ha vissuto: “Conosciamo ormai tutti qualcuno vittima di suicidio. Oggi i casi sembrano essere ai massimi storici. Ho perso molte persone troppo presto, ed è importante parlarne”, ha scritto l’artista inglese sui social rimarcando la sua collaborazione con Talk Club. L’associazione riceverà tutti i proventi che il brano genererà nei prossimi sei mesi all’interno del Regno Unito, coinvolgendo Gallagher anche in altre iniziative. Il 13 ottobre il cantante prenderà per esempio possesso dell’account Twitter di Talk Club per parlare di salute mentale con chi deciderà di interfacciarsi con lui dalle undici a mezzogiorno. Ben Akers e l’altro co-fondatore dell’associazione Gavin Thorpes hanno presentato così la collaborazione con la rockstar simbolo del britpop: “Il suicidio è la maggior causa di morte tra gli uomini sotto i 50 anni. E Liam è un eroe per molti in quella fascia d’età. Pensiamo che collaborare con lui a qualcosa in grado di far conoscere Talk Club e soprattutto far parlare di salute mentale possa addirittura salvare delle vite”. Il messaggio di Too Good for Giving Up è semplice ma non didascalico. Nell’anno in cui la giornata mondiale della salute mentale si propone di fare del tema una priorità globale, una canzone del genere ci ricorda quanto non si sia soli ad affrontare certe battaglie. È il caso di unire le forze. Lo fanno anche le rockstar.