(di Tiziano Rapanà) Ora che il tappeto delle polemiche si è dissolto e già c’è spazio per la raccolta differenziata di parole al vento, incapaci di fare frutto e di resistere ad un qualsiasi presupposto di invettiva, da legarsi a racconto del tempo in un possibile volgersi all’indietro, è il caso di riflettere un po’ sui palinsesti Rai appena presentati. Non c’è uno spazio per Daniele Capezzone. Un’idea di pamphlet audiovisivo, di senso unico della filippica (per alcuni può essere convergenza/tifo e per altri dissidio anziché mera discrepanza). Cinque minuti sarebbero bastati per dare un megafono all’amatissimo opinionista (I fans pullulano). Uno spazio, tutto suo, lo merita. E si deve riflettere su chi parla di “Rai meloniana”, non è vero. I palinsesti ci consegnano una realtà pienamente pluralista, che vuole parlare a tutti i telespettatori. L’a. d. Roberto Sergio ha fatto un lavoro esemplare, di grande equilibrio. In futuro, si pensi ad un programma cucito su misura per Capezzone. Il giornalista è un fantasista della comunicazione televisiva, che sa parlare efficacemente alle masse. Non sempre la penso come lui (io, sempre a sinistra, con il cuore all’idea che non si debba lavorare più di due ore al giorno), ma il suo è un caso di studio per gli studiosi di prossemica.