Goran Bregovic è tornato con un nuovo album intitolato “The belly button of the world”, pubblicato a maggio, il cui il 73enne musicista bosniaco ha creato racconti lirici basati su liturgie cristiane, ebraiche e musulmane. Brani scritti per tre violini solisti, un’orchestra sinfonica, un sestetto di voci maschili e, naturalmente, per la sua Wedding and Funeral band che lo accompagnerà nel nuovo tour italiano che prende il via l’11 luglio da Villa Ada a Roma. Bregovi ha raccontato come il nuovo disco voglia unire persone da tradizioni diverse. Svelando anche che tornerà dopo molti anni a lavorare per il cinema…
Il tour Lo show che Goran Bregovic porterà sul palco sarà un mix dei suoi storici successi e brani tratti dai suoi album più recenti, capace di fondere le armonie della vocalità bulgara, le sonorità del folklore slavo, la polifonia sacra ortodossa e le pulsazioni del rock moderno. In compagnia di strumentisti cresciuti nella tradizione gitana pronti a portare in scena un melting pot di stili e generi che spinge il pubblico verso una dolce trance collettiva. Dopo l’apertura a Roma, è atteso il 12 luglio a Bagno di Romagna, il 14 al Castello Sforzesco di Milano, il 20 al Varese Summer Festival, per poi arrivare il 6 agosto ad Assisi, l’8 a Majano e l’11 a Melpigliano.
Come nasce il nuovo album “The belly buttom of the world”?
Tutto è cominciato da una commissione che mi è arrivata dalla Basilica di Saint Denis a Parigi, per scrivere un concerto per violino e orchestra per l’Orchestra di Francia. Sono partito dal violino come metafora, perché lo strumento suona in tre maniere principali: cristiano come noi suoniamo le musiche classiche, klezmer come suonano gli ebrei, che è una tecnica un po’ diversa, e orientale come suonano i musulmani con una tecnica completamente diverse. Nello stesso tempo ho letto una piccola storia su internet che mi ha ispirato: una reporter della Cnn a Gerusalemme in Israele aveva sentito parlare di un vecchio ebreo che ogni giorno andava al Muro del pianto e allora aveva deciso di fare un piccolo reportage su di lui. Un giorno dopo la fine della preghiera, la donna si avvicinò all’uomo chiedendogli da quanto tempo andasse davanti al muro per parlare con Dio. L’uomo spiegò che erano ormai 60 anni. Allora la giornalista gli chiese di cosa parlasse con Dio in tutti quegli anni. “Parlo a Dio dicendo che questa guerra tra cristiani, ebrei e musulmani deve fermarsi così i bambini possano vivere in pace”. Alla domanda della reporter su cosa avesse potuto dire di tutti gli anni passati davanti a quel muro, l’uomo senza dubbi rispose: “Ho l’impressione di parlare con un muro”. Penso che Dio non abbia messo nel suo calendario come farci imparare a vivere insieme. E’ una cosa che dobbiamo imparare da soli. Allora ho fatto un concerto per tre violinisti che vengono da tre tradizioni. Tre solisti da Tel Aviv, Tunisi e Belgrado.
Qual è il significato della copertina del disco?
Sulla copertina trovate me che cerco di baciare una donna nera incinta che ha un tatuaggio sulla pancia che rappresenta il nostro pianeta. Io voglio baciare quel simbolo perché è la madre di tutti noi. E noi ci comportiamo con questa madre in modo sbagliato.
Il disco è basato su liturgie cristiane, ebraiche e musulmane. Che ruolo ha per te la musica? Favorisce l’incontro?
La musica ovviamente non può cambiare il mondo. Però può cambiare qualcuno. Già cambiare un essere umano è una cosa grande. Se c’è un potere che ha la musica, credo sia questo.
La Wedding and Funeral Band è un esempio di unione di culture?
L’orchestra per matrimoni e funerali è simbolo di buoni musicisti dai Balcani. Forse quello che noi facciamo è creare curiosità in persone di grandi culture come la vostra. Così se qualcuno ci viene ad ascoltare magari può scoprire la nostra piccola cultura, dalla cinematografia fino alla cucina.
In una parte della tua carriera sei stato autore di colonne sonore importanti. Hai in programma di tornare a lavorare per il cinema?
Dopo il Covid, quest’anno per la prima volta dopo tanti anni mi è tornata voglia di fare musica per i film. Ho firmato una colonna sonora per una pellicola serba e per una americana. E poi forse anche per una italiana, l’anno prossimo.
A proposito, 30 anni fa uscì il film “Arizona Dream” di Kusturica e la tua colonna sonora. E’ stato un punto di svolta per la tua carriera?
La soundtack di “Arizona Dream” è arrivata dopo quella per “Il tempo dei gitani” ed è stata la prima che è uscita dall’Europa, soprattutto grazie a quella canzone con Iggy Pop che è stata nelle top list.
Come sarà questo nuovo tour in Italia?
E’ estate e anche io voglio divertirmi. E quando io mi diverto vorrei che anche il pubblico si divertisse. Sarà folle. Chi non è pazzo non è normale.