Ferite, ma vive: le imprese culturali, pur contando i danni dopo l’annus horribilis della pandemia, sono riuscite a sopravvivere e ora guardano al futuro.
È questa la fotografia che emerge dal 17° Rapporto Annuale di Federculture presentato oggi a Roma alla presenza del ministro della cultura Dario Franceschini, in occasione dell’assemblea Generale della Federazione.
Poche le sorprese sul fronte dei dati relativi a partecipazione e consumi culturali nel 2020 riportati nel volume, dal titolo “Impresa Cultura. Progettare e ripartire”, che hanno pressoché tutti il segno meno davanti. Il crollo della spesa delle famiglie italiane per cultura e ricreazione si attesta a 56 miliardi di euro complessivi, dato che riporta all’anno 2000; il calo di spesa media mensile è del 26% (per spettacoli e cultura si passa da 127 euro spesi a 93 euro al mese), con le sottovoci pacchetti vacanza e servizi ricreativi e culturali che perdono rispettivamente il 56,8% e il 37,3%.
E poi la fruizione di concerti e spettacoli teatrali a -23%, le visite ai musei a -14% e gli spettacoli dal vivo con tutti gli indicatori (numero di spettacoli, presenze, ingressi, spese del pubblico) che segnano variazioni negative oltre il 70%, mentre il turismo vede una perdita di 27 miliardi di euro (-61%) in termini di spesa dei turisti stranieri, i cui arrivi scendono da 65 a 16 milioni di euro. Un quadro dunque dalle tinte fosche: tuttavia, qualche nota positiva c’è, come per esempio i numeri relativi alla lettura. La chiusura e il contingentamento hanno determinato un +3,5% della quota di lettori nel 2020, risalendo a un valore che non si registrava da 6 anni. Cresciuti anche gli acquisti di libri su canali online dal 27% al 43% e il prestito bibliotecario digitale segna un +140%. Nonostante la crisi, cresce anche il mecenatismo privato attraverso l’Art Bonus: il valore cumulativo al 31 dicembre 2020 rivela un totale di erogazioni pari a 546,6 milioni di euro, da parte di circa 22 mila mecenati. E in questi primi mesi del 2021 l’Art Bonus è cresciuto ancora, con le erogazioni che hanno raggiunto i 560 milioni di euro.
Per cercare di raccontare ancora più nel dettaglio l’impatto della pandemia sui settori culturali e creativi ma anche le aspettative e gli interventi auspicati, Federculture ha condotto un’indagine sul campo, inserita nel Rapporto, somministrando nello scorso aprile un questionario a 134 imprese culturali. Se le perdite e il senso di smarrimento restano, l’indagine evidenzia però la voglia di ripartire degli operatori del settore. Il 62% delle imprese interpellate dichiara impatti sul proprio bilancio fino al 60%, e circa il 70% ha fatto ricorso a Cig o Fis. Ma la totalità delle grandi imprese e più dell’80% sia di imprese medio piccole che medio grandi (e il 67% di quelle piccole) ha usufruito dei sostegni statali, giudicandoli positivamente per il 54%.
Pensando al futuro, più del 70% degli intervistati ritiene opportuno rendere detraibili per i cittadini le spese per i consumi culturali e oltre la metà pensa che si dovrebbe estendere la possibilità di utilizzo dell’art bonus. Tra i temi emersi, anche la possibilità di avere accesso a contributi in conto interesse e conto capitale per gli investimenti e a misure da parte dello Stato per il debito bancario e la definizione di un CCNL di settore unico.
“E’ importante che l’indice di soddisfazione delle imprese culturali nelle misure di sostegno sia alto: è un segnale del fatto che abbiamo scelto i giusti provvedimenti”, ha detto il ministro Franceschini commentando il Rapporto, “dopo la pandemia ci sarà una riscrittura della gerarchia dei valori in cui ci sarà spazio per la crescita consumi culturali. Noi lavoreremo sul contratto unico e sulle detrazioni, ma per queste serve un reddito da cui detrarre. Se si è senza reddito non ci sono vantaggi, vanno studiati strumenti efficaci. Poi ci sono il Fondo per la cultura, l’Art Bonus, e il rapporto consolidato con il Credito Sportivo. Si è capito che gli investimenti culturali sono investimenti economici”. “L’Italia è in piedi e così le sue imprese culturali. Questo grazie anche ai contributi stanziati dal Ministero della Cultura e all’impegno di regioni e comuni, oltre a provvedimenti come il Fondo per la cultura e anche al progetto ItsArt che va utilizzato e sostenuto”, ha commentato Andrea Cancellato, presidente di Federculture, “ora servono non piccoli passi ma decisi movimenti per aumentare la partecipazione culturale, soprattutto in merito alla leva fiscale, al completamento della Riforma del Terzo Settore, al tema della governance e della managerialità della gestione della cultura e a quello del contratto unico per i lavoratori della cultura”.
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