Il regista Tinto Brass è ricoverato a Roma, come si apprende da ambienti ospedalieri, in terapia intensiva all’ospedale Sant’Andrea. Maestro del cinema erotico italiano, 86 anni, il regista ha avuto un malore e la moglie, Caterina Varzi, ha chiamato l’ambulanza. Già nel 2010 Brass aveva avuto un ictus.
Una lunghissima carriera iniziata negli anni Sessanta con film che fin da subito attirano le attenzioni della censura non tanto per i contenuti erotici ma per quelli politici, il suo primo film Chi lavora è perduto (1963), affrontava il tema di un giovane che stenta ad integrarsi nella società. Ma sono titoli come La chiave con Stefania Sandrelli, Miranda con Serena Grandi, Capriccio con Francesca Dellera, Senso ’45 dal racconto di Camillo Boito con Anna Galiena a tributargli il titolo del maestro dell’erotismo sul grande schermo. Erotismo mai fine a se stesso ma sempre legato al discorso sul potere come Salon Kitty del 1975 con Helmut Berger, ambientato in una casa di tolleranza nella Berlino nazista.
Nato a Milano il 26 marzo 1933 dopo la laurea in giurisprudenza, si è trasferito negli anni ’50 a Parigi dove ha lavorato come archivista presso la Cinematheque Française; l’approdo al cinema è come aiuto regista di Alberto Cavalcanti e di Joris Ivens e poi, rientrato in Italia, come aiuto del grande Roberto Rossellini per India e Il generale Della Rovere, entrambi del 1959. Tra gli altri titoli della sua lunga filmografia Caligola (1980), interpretato da Malcolm McDowell, ambientato nella Roma antica, Paprika con Debora Caprioglio, la commedia autobiografica Fermo posta Tinto Brass (1995) di cui è stato anche attore. Come attore ha lavorato anche a film di altri registi (La donna è una cosa meravigliosa di Bolognini, Lucignolo di Massimo Ceccherini) e le sue ultime apparizioni sono state in camei di altri film come Case chiuse, sulla fine delle case di tolleranza.
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