TRAVAGLIO E MALAGÒ, BEL CONFRONTO IN TV

lilli gruberPrima ancora che a Marco Travaglio e a Giovanni Malagò, a confronto ieri sul tema delle Olimpiadi, bisogna riconoscere il merito a Lilli Gruber di saper proporre un programma, “Otto e mezzo”, in cui si discute senza urlare, le opinioni sono al confronto e vengono rispettate, e la conduttrice incalza gli ospiti con competenza, educazione, senza aggressività e senza sentirsi e voler essere protagonista e opinionista. Un’oasi felice nel deserto della ragione dei talk show televisivi.

Prima di entrare nel merito, debbo dire che sia con Travaglio sia con Malagò ho avuto (e mantengo tuttora, molto sporadicamente) rapporti amichevoli e cordiali. I due mi sono simpatici. Di Travaglio ho seguito i primi passi, da subito si vedeva che aveva la stoffa del leader e del fuoriclasse. Ricordo che, giovanissimo com’era, andava in tipografia per controllare, per i suoi articoli, che non ci fossero refusi, ma anche e soprattutto che nessun capo redattore o direttore si fosse azzardato a tagliuzzare qualcuna delle sue già apprezzabili e furenti invettive. Per Malagò, i ricordi sono diversi: era un bon vivant, all’alba Gianni Agnelli lo chiamava al telefono per sapere gli ultimi pettegolezzi romani e per informarsi sulle partite a poker che Giovanni giocava con illustri amici (si diceva che l’avvocato fosse deliziato dalla notizia di qualche sconfitta di suo cognato, Carlo Caracciolo). Intervistai per Panorama Malagò, considerato ieri, oggi e presumo che così sia anche domani, un irresistibile seduttore: la mia simpatia maschilista per lui si consolidò quando mi confidò che sloggiava a una certa ora dal suo letto le sue conquiste perché non sopportava che fossero loro, e non i suoi adorati cani, a tenergli compagnia.

Riuscirò ad essere oggettivo nel recensire la disfida tra i due davanti all’impeccabile Lilli?

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