La Lega di Serie A accende un faro sul futuro prossimo dei diritti tv. E punta su un canale in proprio da costruire con gli spagnoli di Mediapro.
Nell’assemblea del 9 maggio a Milano l’ad Luigi De Siervo ha esposto ai club del massimo campionato italiano il nuovo piano industriale, oltre a relazionare i presidenti sulla riunione della Uefa di mercoledì che ha discusso la riforma delle competizioni continentali (al riguardo i tornei nazionali dovrebbe continuare a giocarsi nel week-end fino al 2027).
Il piano della media company spagnola
Sui diritti tv della Serie A per il triennio 2021-2024 De Siervo ha illustrato i contorni della proposta di transazione ricevuta dagli spagnoli di Mediapro con cui è in atto un complesso contenzioso. In occasione della precedente gara di assegnazione dei diritti di trasmissione della Serie A (relativa al triennio 2018-2021), l’azienda di Barcellona non aveva adempiuto agli obblighi assunti in vista della chiusura dell’accordo, dopo essersi aggiudicata la gara per gli advisor, lasciando nelle casse della Lega 64 milioni versati a titolo di caparra.
Adesso gli spagnoli – che hanno come consulenti l’ex presidente di Infront Italy Marco Bogarelli e l’ex manager Sky Matteo Mammì – intendono porre le basi per una partnership “tecnica” (utilizzando proprio la caparra come “anticipo”) con la Lega per il triennio 2021-24.
Cosa fare
L’ipotesi potrebbe essere quella di coadiuvare la Lega nella produzione audiovisiva dei match, nella gestione e nella distribuzione, restando però nel solco della Legge Melandri. Quest’ultima impone in prima battuta alla Lega di vendere collettivamente i diritti tv a soggetti terzi attraverso un bando, potendo disporre di un proprio canale soltanto in caso di aste insoddisfacenti. Sempre la legge Melandri, in ottica antitrust, vieta poi che gli intermediari indipendenti si trasformino in un editore, salvaguardando la libertà degli operatori anche in ottica di raccolta pubblicitaria. Proprio su questi scogli si era arenata nella tornata precedente l’offerta industriale di Mediapro.
Il progetto messo sul tavolo (cui si sta lavorando da un paio di mesi almeno) prevede invece che la Lega svolga a propria discrezione le aste, ma in caso di esito negativo si impegni da subito a realizzare un proprio canale con il supporto di Mediapro. Gli spagnoli a loro volta si assumeranno i costi di produzione e garantiranno un incasso “minimo” ai club di Serie A che nella scorsa vendita hanno portato a casa 973 milioni di euro annui da Sky e Dazn. La media company passata nella galassia Comcast si è aggiudicata l’esclusiva pay per 7 partite su 10 a settimana; le altre 3 (mezzogiorno della domenica; una della domenica pomeriggio; anticipo del sabato sera) sono appannaggio di Dazn, la piattaforma della multinazionale inglese Perform, visibile in streaming su smartphone, tablet, smart tv, pc e console.
L’opportunità streaming
Lo streaming potrebbe rappresentare un’opportunità distributiva aggiuntiva non trascurabile nel “piano” Mediapro visto anche l’arrivo sulla scena del 5G, progressivamente a partire dal 2020 e con la liberazione da parte dei broadcaster della banda 700 ( e quindi completamento del quadro) nel 2022. Tra i contenuti, gestibili in vario modo, potrebbero esserci partite e contenuti aggiuntivi, ma anche le library dei vari club. Se ne riparlerà tra una quindicina di giorni, nel corso di un incontro in cui ai club sarà già proposto un accordo economico.
Di certo, quello che appare intenzione condivisa è evitare che si arrivi a un’altra aggiudicazione come l’ultima, avvenuta a valle di un’asta complicata, conclusa sul filo di lana a giugno dello scorso anno, dopo tante vicissitudini, con bandi andati a vuoto e un disco verde Mediapro in qualità di “intermediario indipendente” per 1,05 miliardi di euro all’anno (contratto poi rescisso dalla Lega per il mancato rispetto delle successive scadenze sulle fideiussioni).
Del resto, gli strascichi legali dell’asta 2015-18 non sono mancati. L’Antitrust ha multato Dazn (500mila euro) e Sky (7 milioni) per pubblicità ingannevole e pratica aggressiva. Proprio il 9 maggio il Tar Lazio ha respinto la richiesta di Sky di sospensione cautelare del provvedimento sanzionatorio in attesa della pronuncia sul merito della questione.
Marco Bellinazzo e Andrea Biondi, Il Sole 24 Ore