Agli appassionati non basterà un solo abbonamento
L’advisor della Lega Serie A per i diritti tv è Infront, che ha un contratto in scadenza nella stagione 2020-2021 e in forza del quale garantisce alla Lega Serie A incassi minimi di almeno un miliardo di euro a stagione.
È su questa base di introiti, quindi, che si deve ragionare anche per il prossimo bando d’asta triennale 2018-2021 le cui linee guida sono in questi giorni in discussione in sede Antitrust.
Nello scorso triennio 2015-2018 Sky pagava alla Lega Serie A 572 milioni di euro all’anno per trasmettere tutte le partite (380) del campionato italiano sulla piattaforma satellitare a pagamento.
Mediaset Premium, invece, versava alla Lega Serie A 373 milioni di euro all’anno per ospitare sul digitale terrestre pay i 248 match di otto squadre (Juventus, Milan, Inter, Roma, Lazio, Napoli, Genoa, Fiorentina) che da sole, tuttavia, assorbivano la gran parte dei tifosi in Italia. A Sky, quindi, rimanevano in esclusiva 132 partite all’anno, che risultavano però essere anche poco interessanti poiché giocate tra i club calcistici meno prestigiosi e con minor seguito (Torino, Chievo, Udinese, Atalanta, Bologna, Sampdoria, Empoli, Sassuolo ecc).
Nelle nuove logiche (vedere ItaliaOggi di ieri) riassunte poi nelle linee guida del prossimo bando d’asta, una ripartizione del genere non sarà più possibile. Soprattutto, non dovrebbe più esistere un pacchetto (le otto squadre migliori) in grado di consentire a un broadcaster di coprire sostanzialmente la gran parte del mercato pur senza investire cifre enormi.
Difficilmente, quindi, un appassionato italiano potrà, nel prossimo triennio 2018-2021, gustarsi tutte le partite di Inter, Milan, Juve, Napoli e Roma con un unico abbonamento.
Sky, ovviamente, è molto interessata al prodotto Serie A. Nel triennio 2015-2018, tra Serie A ed esclusiva dell’Europa League, la pay tv ha pagato poco più di 600 milioni di euro all’anno. Più o meno la stessa cifra che ha pagato all’anno Mediaset Premium per le otto squadre di Serie A e l’esclusiva della Champions league.
Sky Italia ha chiuso il bilancio 2016 con perdite per quasi 40 milioni di euro. Opera in un mercato, quello della pay tv, stabile, dove le prospettive di crescita non sono eccezionali (vedi anche le recenti riorganizzazioni sul fronte della forza lavoro), ed è quindi probabile che non abbia voglia di fare follie nella prossima asta. Qualcuno ipotizza che Sky possa aver promesso alla Lega Serie A, preoccupata di non poter incassare molto, di versare 800 milioni di euro all’anno per avere l’80% delle partite in esclusiva su satellite e digitale terrestre (il rimanente 20% andrebbe a Premium-Tim Vision o ad altri operatori). Per Sky si tratterebbe quindi di pagare i diritti della Serie A quasi il 40% in più rispetto allo scorso triennio, trasmettendo il 20% di partite in meno, ma nella speranza di conquistare nuovi abbonati poiché l’80% dei match sarebbe in esclusiva. Costi certi a fronte di ricavi molto incerti. E con l’esperienza di Premium con la Champions lì a dimostrare che ormai il calcio non è un volano così fondamentale per l’esplosione del parco abbonati.
Se da un lato, quindi, appare improbabile che Sky Italia faccia follie (soprattutto, appunto, con i rossi di bilancio con cui ha chiuso la gran parte degli ultimi esercizi), tutta da verificare la nuova politica di Mediaset Premium. Finora pagava 600 milioni di euro all’anno in diritti tv del calcio. D’ora in poi spenderà sicuramente molto meno, ma potrebbe affrontare, magari, le aste di concerto con Tim Vision. Riconquistare, ad esempio, l’esclusiva solo sulla Champions league, e presentare poi pacchetti Serie A+Champions sul digitale terrestre e sul web insieme con l’operatore telefonico.
C’è un’unica certezza: nessuno farà pazzie. Né si sfiderà all’ultimo rilancio, come in passato. Di questo la Lega Serie A è conscia. E Infront è preoccupata. Perché c’è sempre quel famoso miliardo di euro all’anno da garantire a prescindere.
Italia Oggi